lunedì 12 dicembre 2011

La versione di Aprile. Dopo il successo di “Terroni” ecco “Giù al Sud”, il nuovo libro di Pino Aprile


Foto: © Rotary Molfetta

Dopo il successo di “Terroni” (che ha toccato le 250mila copie di vendita ed è stato tradotto in inglese e presentato nel giorni scorsi a New York e in Canada) ecco “Giù al Sud”, il volume di Pino Aprile (edizioni Piemme) dedicato soprattutto a chi guarda casa sua con la meraviglia del forestiero che scopre una terra meravigliosa, capace sempre di stupire che crede che l’Italia sia divisa in due.

Il volume è stato presentato a Molfetta lo scorso 29 novembre al Bar Duomo su iniziativa del Rotary Club, della Fondazione Valente, di Agorà, della Provincia di Bari, dell’Associazione “Parlando chiaro” e della libreria Chiarito di Monopoli.
Gli stranieri vogliono venire al Sud perché è bello, noi non riusciamo a vedere questa bellezza reale anche se ci viviamo dentro: ecco in estrema sintesi - si legge in una nota del Rotary - il contenuto del libro del giornalista e scrittore, già vicedirettore di “Oggi” e direttore di “Gente”,

Aprile, intervistato dal giornalista Mario Valentino e presentato dai presidenti del Rotary di Molfetta Domenico Aiello e della Fondazione Valente Pietro Centrone ha ricordato che nel paese a due velocità, lo squilibrio finisce sempre per danneggiare qualcuno e per avvantaggiare altri, soprattutto coloro che la cosiddetta “questione meridionale” non la vogliono risolvere, magari sostenendo che è impossibile.

Ma non è così e a dimostrarlo sta la Germania che dal novembre del 1989, è stata capace di riunificare non solo sulla carta, ma soprattutto sul piano economico, infrastrutturale e sociale la sua parte Est.

Eppure un cambiamento è possibile anche in Italia, secondo Pino Aprile, se si guarda ai giovani di oggi che considerano l’Europa un’entità geografica lontana e complessa, ma come casa loro, e Parigi, Berlino o Amsterdam non vengono viste come città diverse e quindi distanti, bensì come angoli di casa propria.

E la mobilità dei giovani, favorita dalla moneta unica e dalla libertà di spostarsi senza passaporto, è stata un fattore di unificazione culturale. Nasce di qui quella scelta di restare nella propria terra o addirittura di tornarvi dopo essere emigrati all’estero in cerca di lavoro anche qualificato e ben retribuito al Nord o in una capitale europea.

FONTE: molfettalive.it

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