E'     Torino il Comune capoluogo piu' indebitato d'Italia: il risultato     emerge da un'analisi condotta dall'Ufficio studi della Cgia di     Mestre che ha calcolato l'incidenza percentuale del debito sulle     entrate correnti, dei 118 Comuni capoluogo di provincia presenti nel     nostro Paese. Con l'analisi di questo primo parametro di     riferimento, si e' cercato di capire quanto incidono le passivita',     accumulate da un Comune, sul totale delle proprie entrate.     Al primo posto di questa speciale       graduatoria troviamo Torino, con una percentuale di debito sulle       entrate correnti pari a 252,2, seguono Carrara, con il 223,1%,       Milano, con il 209,9%, Teramo, con il 192,1% e Fermo, con il       181,5%. Tra i piu' virtuosi, invece, scorgiamo l'Aquila       (9,1%), ViboValentia (8,2%), Brescia (7%) e Caltanissetta (5,4%).
     Il secondo indicatore preso in esame       dagli artigiani mestrini e' stato quello piu' semplice da       calcolare: il debito pro-capite. Anche in questo caso, e' sempre       il Comune di Torino a svettare nella classifica nazionale: su ogni       torinese grava un debito di 3.419 euro.
     Al secondo posto troviamo Milano, con un debito pro-capite di 2.967     euro e al terzo posto Siena, con 2.515 euro. Tra i meno virtuosi     anche Carrara (2.375 euro pro capite), Genova (2.207 euro) e Catania     (2.167 euro). I piu' fortunati, invece, sono ancora una volta i     bresciani (con un debito di soli 92 euro pro-capite), gli aquilani     (84 euro), i residenti di Vibo Valentia (68 euro) ed, infine, i     nisseni (42 euro).     ''Con questa analisi - esordisce il       segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - non vogliamo       dare nessun giudizio di merito sull'operato dei Sindaci. Nel caso       di Torino, ad esempio, sarebbe veramente ingiusto criticare Sergio       Chiamparino visto che buona parte del debito che grava       sull'Amministrazione comunale, e' riconducibile al costo delle       grandi opere che si sono rese necessarie per realizzare le       Olimpiadi invernali tenutesi in citta' nel 2006''.
     Quello che emerge dall'analisi e' che       ''negli ultimi 15 anni - conclude Bortolussi - ai Comuni sono       stati progressivamente tagliati i trasferimenti dallo Stato       centrale che, solo in parte, sono stati compensati dalle       compartecipazioni ai tributi erariali. Nel frattempo, pero', sono       aumentate le funzioni e le competenze in capo ai Sindaci, con il       risultato che questi ultimi hanno dovuto, per mantenere la       qualita' e la quantita' di questi servizi offerti ai cittadini, od       indebitarsi od aumentare le tasse e le tariffe locali''.
     'Ora, con il federalismo municipale,       questo circolo vizioso va interrotto. Altrimenti, c'e' il rischio       - almeno nella prima fase di applicazione che consentira' lo       sblocco delle addizionali comunali Irpef, l'applicazione della       tassa di soggiorno o delle tasse di scopo - che i Sindaci       diventino dei nuovi gabellieri per conto dello Stato centrale.       Insomma - concude - bisogna scongiurare l'ipotesi che una cattiva       riforma costringa i cittadini a pagare piu' tasse''.
       
     
     Fonte AdnKronos.com
   
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