Si trattava della prima volta che un’agenzia di rating osava affrontare (e sfidare) una grande potenza mondiale, nel caso specifico la seconda del pianeta, denunciando il suo livello di debito. Quando, il 5 agosto scorso, la sorella-rivale Standard & Poor’s ha fatto lo stesso con gli Stati Uniti, detronizzando il paese con un colpo di downgrade, a malapena il mondo finanziario è uscito dal suo torpore estivo. Certo, la classe politica americana si è un po’ agitata, ma il taglio del rating non ha appesantito i costi di finanziamento dello Zio Sam. Da poco più del 2,50%, quando la mannaia S&P si è abbattuta, il tasso dei titoli di Stato a 10 anni è sceso, passando al minimo storico di 1,67% un mese e mezzo dopo, e oscilla oggi intorno al 2%.
I conti sarebbero probabilmente più dolorosi se la Francia, sotto supervisione da parte di Moody’s perché è il paese tripla A più indebitato, dovesse condividere questo destino perché il suo mercato obbligazionario è meno profondo e meno liquido. Tuttavia potrebbe non tradursi in un dramma. Al massimo cadrebbe ad AA +, come gli Stati Uniti, che è una nota di credito di tutto rispetto. Anche se in gioco è soprattutto l’onore nazionale, motivo per cui le autorità faranno di tutto per proteggere questo tesoro di guerra. Il Club degli AAA si sta dissolvendo come neve al sole negli ultimi anni. E’ diventato una specie a rischio estinzione. Oggi sopravvivono solo quattordici paesi, ma il numero sembra destinato a calare.
La crisi, innescata dai mutui subprime statunitensi a metà del 2007 e il cui “cursore” si è spostato sul debito sovrano nella zona euro nel 2010, è lungi dall’essere conclusa, come dimostrano i differenziali di rendimento a lungo termine nell’area dell’euro, dove il mercato obbligazionario si è disintegrata negli ultimi mesi e in cui coabitano un tasso dell’ 1,75% per il debito tedesco a 10 anni e del 28% per quello della Grecia.
La crisi è stata a lungo confinata nei paesi cosiddetti periferici dell’Europa, ma rischia ora di infettarne il cuore, quello dei padri fondatori, a cominciare dall’ Italia che è ancora una volta è tra i "paesi del Club Med" termine dispregiativo usato dai tedeschi prima della selezione dei paesi che avrebbero fatto parte della prima ondata della moneta unica. La Francia non fa eccezione: lo spread tra titoli di Stato francesi e tedeschi a 10 anni ha raggiunto un livello record di 190 punti base nella giornata di Martedì.
Guardando il ranking delle tre principali agenzie di rating, Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch, gli Stati che ad oggi conservano il primato in classifica con tutte e tre le agenzie, sono soltanto 6 nell’Eurozona, 11 in Europa e 13 in totale nel mondo.
Gli unici superstiti che mantengono la tripla A nell’Eurozona, sono la Germania, l’Olanda, l’Austria, la Finlandia, il Lussemburgo e la Francia, anche se quest’ultima sembra sempre sempre più a rischio di lasciare il club della tripla A. Del resto, nessuna delle altre 5 nazioni può considerarsi completamente al sicuro. Gli altri Stati europei, non appartenenti all’Eurozona, che possono fregiarsi del prestigioso titolo sono la Danimarca, la Svizzera, la Norvegia, la Svezia e il Regno Unito, mentre, per quanto riguarda le nazioni extraeuropee, gli unici a far parte della casta sono soltanto 2, dopo il downgrade degli Stati Uniti avvenuto la scorsa estate, e sono il Canada e lo Stato del Singapore. Vista la congiuntura economica attuale e considerato il rischio, da più parti evocato, di uno scenario di recessione molti analisti ed esperti del settore, prevedono che in un futuro, forse non molto lontano, il circolo degli eletti sia destinato a scomparire. Starebbe lentamente morendo, per colpa della crisi globale, ma anche perchè ormai svuotato della sua utilità: considerato l’andazzo, potrà ancora esistere un debito totalmente senza rischi?
FONTE: forexinfo.it
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