"Il Risorgimento dei terroni" di Giancarlo De Cataldo è il tema che ha chiuso la prima parte dell’iniziativa "Agorà scuola aperta", il progetto di condivisione della conoscenza ideato dagli Editori Laterza che si è tenuto presso il Liceo Classico "Oriani".
Giancarlo De Cataldo, noto ai più come autore di "Romanzo Criminale" - libro che ha ispirato l’omonima serie televisiva nonché il film diretto da Michele Placido - è un magistrato della Corte d’Assise di Roma e giornalista per il quotidiano La Repubblica.
De Cataldo ha catturato l'interesse del pubblico presente, composto da studenti e non, con un viaggio nel Risorgimento, «la stagione di un gruppo di giovani, uniti per scansare il vecchio ordine e fare il bene dell’Italia».
Introdotto dalla preside del Liceo “Oriani”, prof.ssa Angela Adduci, e dal prof. D’ercole, con la presenza dell’ideatrice degli incontri dott.ssa Maria Laterza, De Cataldo si è immerso in una "peripatetica" relazione, all’uso dei filosofi socratici, spiegando agli intervenuti di esser giunto a tali conoscenze attraverso un lavoro di ipertesto che l’ha portato ad imbattersi in testi non noti ai più, veri e propri diari personali dei giovani patrioti risorgimentali.
Una storia non a tutti nota, dunque, quella raccontata da De Cataldo, fatta di nomi conosciuti quali Mazzini, Pisacane, Cavour e Garibaldi, ma anche di patrioti ormai meno noti che con il loro impegno, con il loro spirito e anche con i loro difetti hanno collaborato alla creazione di quella che oggi chiamiamo Italia Unita, una storia raccontata senza pause, con lo spirito di chi ama studiare e sapere, con lo spirito di chi ha trovato in un periodo, spesso reso pesante nei libri scolastici, una sorta di "Romanzo Criminale" d’altri tempi.
«Oggi - ha detto De Cataldo - non è raro che artisti di vario genere parlino di tricolore o niutà d’Italia, e credo che sia una reazione naturale per la miseria e l’oscurità di questi tempi. Naturalmente parlando di Risorgimento non si può non studiare il meridione: paese di patrioti ma anche di Briganti.
Negli anni si è riusciti a cancellare le parti più belle e interessanti della nostra storia. Naturalmente c’erano le trame di Cavour ma c’era anche un’Italia che combatteva, c’erano i briganti e c’erano i gentiluomini. Il Risorgimento - ha concluso - è un periodo che non si può ridurre a una truffa e non possiamo dimenticare che se siamo italiani lo dobbiamo a questi uomini».
FONTE: coratolive.it
Nessun commento:
Posta un commento