La sensazione si è purtroppo rafforzata ascoltando giovedì la conferenza stampa del professor Mario Monti, nella quale la parola Meridione, Mezzogiorno, Sud (comunque la si voglia declinare) non è mai stata evocata, nemmeno per errore. Ma non di una svista dev'essersi trattato, quanto di una scelta ponderata dal presidente del Consiglio (milanese come Berlusconi) per evitare di scontentare le già irascibili contrade padane opportunamente vellicate da Umberto Bossi, dalla nuova comodissima postazione all'opposizione.
Il Sud non è solo letteralmente sparito anche dall'agenda del governo tecnico. Ma è materialmente sprofondato in un cul de sac, vedendo moltiplicati tutti gli effetti della crisi che ha investito il resto del Paese. In un'Italia con il segno meno nell'anno alle porte, il Mezzogiorno viaggia verso percentuali a due cifre, autorizzando la traduzione della più generale recessione in autentica povertà. Solo qualche flash aritmetico: la ricchezza prodotta per abitante qui è pari ai due terzi della media nazionale (dati Unioncamere). Il reddito medio delle famiglie è inferiore di un quarto rispetto a quello del Nord. Quasi il 13 per cento vive a livelli di povertà, valore doppio rispetto al Centro e triplo in confronto con il Nord (Istat).
Già affiora in sottofondo la risposta nordista: e come la mettiamo con l'economia sommersa e il lavoro nero? A parte che su questo fronte ampi riscontri ci dimostrano il sorpasso in graduatoria da parte di regioni come il Veneto quel che atterrisce è proprio la mancanza di una visione globale del Paese in cui il Sud è una parte, non pretendiamo strategica, ma almeno integrante.
L'arresto di Michele Zagaria ci ha offerto uno sconfortante assaggio. Il giorno dopo l'arresto, il destino del boss più potente e infiltrato della camorra è diventato per l'opinione pubblica nazionale una notizia più degna di folklore che di approfondimento. Un fatto locale da affidare a inchieste altrettanto territoriali e non un filone che apre squarci su un vorticoso riciclaggio internazionale che attraversa non solo l'Italia, partendo da Sud ma mettendo profonde radici a Nord, ma addirittura l'Europa fino all'Asia. L'approccio al caso Zagaria è esemplare dello strabismo nazionale. E soprattutto di quella secessione strisciante ormai dato di fatto. Sparito il Mezzogiorno, evaporato Zagaria...l'unica certezza che resta al Sud è l'uomo del Colle. Quel Giorgio Napolitano che da prezioso traghettatore di questo 2011, ne siamo certi, non mancherà di surrogare il deficit evidente dei governi nei confronti di questa parte d'Italia. Non con l'assistenzialismo che vorrebbe Bossi per giustificare le sue campagne ormai sfiatate. Ma rimettendo in piedi un sistema trasparente e virtuoso di finanziamenti e sanzioni altrettanto efficaci tutte le volte vengano travalicati i criteri di efficienza e di autonomia. Insomma, quel federalismo non egoista che abbiamo sempre apprezzato e agognato. Di progetti e spunti non ne mancano: dal credito d'imposta alle imprese per smuovere l'occupazione a progetti di innovazione industriale che non siano sempre amministrazione e turismo.
E Napoli? Nel nostro scatto-vignetta, rappresenta un lembo dove qualche nube s'è pur diradata. Un pezzo d'Italia dove è possibile realizzare quel che il governo Monti vorrebbe ottenere in Europa: l'aggancio ad una realtà a cui si appartiene profondamente e che si è contribuito a fondare, senza figli e figliastri e senza imporre forzate andature come accade ai cavalli di un cocchio a quattro. L'andatura non la farà mai il più veloce ma gli altri tre. Ogni riferimento alla Merkel e a Bossi (fatte le debite proporzioni) è puramente voluto."
Il Sud non è solo letteralmente sparito anche dall'agenda del governo tecnico. Ma è materialmente sprofondato in un cul de sac, vedendo moltiplicati tutti gli effetti della crisi che ha investito il resto del Paese. In un'Italia con il segno meno nell'anno alle porte, il Mezzogiorno viaggia verso percentuali a due cifre, autorizzando la traduzione della più generale recessione in autentica povertà. Solo qualche flash aritmetico: la ricchezza prodotta per abitante qui è pari ai due terzi della media nazionale (dati Unioncamere). Il reddito medio delle famiglie è inferiore di un quarto rispetto a quello del Nord. Quasi il 13 per cento vive a livelli di povertà, valore doppio rispetto al Centro e triplo in confronto con il Nord (Istat).
Già affiora in sottofondo la risposta nordista: e come la mettiamo con l'economia sommersa e il lavoro nero? A parte che su questo fronte ampi riscontri ci dimostrano il sorpasso in graduatoria da parte di regioni come il Veneto quel che atterrisce è proprio la mancanza di una visione globale del Paese in cui il Sud è una parte, non pretendiamo strategica, ma almeno integrante.
L'arresto di Michele Zagaria ci ha offerto uno sconfortante assaggio. Il giorno dopo l'arresto, il destino del boss più potente e infiltrato della camorra è diventato per l'opinione pubblica nazionale una notizia più degna di folklore che di approfondimento. Un fatto locale da affidare a inchieste altrettanto territoriali e non un filone che apre squarci su un vorticoso riciclaggio internazionale che attraversa non solo l'Italia, partendo da Sud ma mettendo profonde radici a Nord, ma addirittura l'Europa fino all'Asia. L'approccio al caso Zagaria è esemplare dello strabismo nazionale. E soprattutto di quella secessione strisciante ormai dato di fatto. Sparito il Mezzogiorno, evaporato Zagaria...l'unica certezza che resta al Sud è l'uomo del Colle. Quel Giorgio Napolitano che da prezioso traghettatore di questo 2011, ne siamo certi, non mancherà di surrogare il deficit evidente dei governi nei confronti di questa parte d'Italia. Non con l'assistenzialismo che vorrebbe Bossi per giustificare le sue campagne ormai sfiatate. Ma rimettendo in piedi un sistema trasparente e virtuoso di finanziamenti e sanzioni altrettanto efficaci tutte le volte vengano travalicati i criteri di efficienza e di autonomia. Insomma, quel federalismo non egoista che abbiamo sempre apprezzato e agognato. Di progetti e spunti non ne mancano: dal credito d'imposta alle imprese per smuovere l'occupazione a progetti di innovazione industriale che non siano sempre amministrazione e turismo.
E Napoli? Nel nostro scatto-vignetta, rappresenta un lembo dove qualche nube s'è pur diradata. Un pezzo d'Italia dove è possibile realizzare quel che il governo Monti vorrebbe ottenere in Europa: l'aggancio ad una realtà a cui si appartiene profondamente e che si è contribuito a fondare, senza figli e figliastri e senza imporre forzate andature come accade ai cavalli di un cocchio a quattro. L'andatura non la farà mai il più veloce ma gli altri tre. Ogni riferimento alla Merkel e a Bossi (fatte le debite proporzioni) è puramente voluto."
FONTE: ilmattino.it
Nessun commento:
Posta un commento