Il governatore leghista del Veneto attacca l'Agenzia delle Entrate dopo i controlli di Capodanno al Nord
NAPOLI — «Dopo il blitz di Capodanno degli ispettori dell'Agenzia delle Entrate a Cortina d'Ampezzo se ne faccia uno analogo al Sud», invoca il governatore leghista del Veneto Luca Zaia. E invita i cittadini dell'amena località sciistica, da sempre ritrovo dei vip, molti provenienti anche dal Mezzogiorno, «a costituirsi parte civile per chiedere i danni a chi sta cercando di svilire la città e farla passare per la Gomorra delle Dolomiti».
Gli fa eco Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, comune vicino a Cortina, eletto a capo di una lista civica, che rincara la dose: «Se gli ispettori fossero andati a Capri o a Taormina probabilmente la percentuale di evasione scoperta sarebbe 20 volte superiore. Ammesso che al Sud sappiano cosa sono gli scontrini fiscali». Parole in libertà Parole in libertà, perché non è affatto vero che l'evasione fiscale al Sud sia mediamente il doppio rispetto al Nord, «con punte che sfiorano il 90%», come sentenziò incautamente, quando era ministro dell'Interno nel governo Berlusconi, un altro leghista di primo piano, Roberto Maroni.
Il confronto dei dati Basta, infatti, andarsi a leggere con attenzione le cifre per capire che le cose stanno molto diversamente: scorrendo i dati forniti dal rapporto del gruppo di lavoro sulla riforma fiscale, anticipati alcune settimane fa da Corriere Economia Mezzogiorno, ogni italiano evade in media 2.093 euro, il 13,5% del reddito. Ma ovviamente la media non spiega nulla, come il famoso pollo di Trilussa, perché esistono evidenti e macroscopiche differenze geografiche: al Nord l'evasione media pro capite è di 2.532 euro, pari al 14,5%, al Centro è ancora più elevata, raggiunge i 2.936 euro, equivalenti al 17,4% del reddito, i meridionali sono coloro che evadono la minor quantità di tasse, 950 euro a persona, il 7,9% dei propri guadagni. E sia chiaro che non si tratta né di numeri di parte, né tantomeno di cifre datate, perché compaiono nella relazione che la commissione insediata dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti e presieduta da Vieri Ceriani, attuale sottosegretario all'Economia, ha recentemente terminato, che è la base sulla quale l'attuale esecutivo Monti sta lavorando per combattere il malcostume sempre molto diffuso dell'evasione. Non solo, perché, come ha recentemente spiegato il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera, «nelle regioni meridionali è più alto il numero di contribuenti che non adempie ai propri doveri fiscali, ma per cifre decisamente minori rispetto al Centro e al Nord. Dove, nel meridione, si tratta, soprattutto, di denaro sottratto al Fisco che ruota attorno all'economia criminale e al lavoro sommerso e c'è perfino un'evasione per sopravvivere». Quindi più evasori ma per piccoli importi, mentre al Nord si evadono grosse somme. Ancora, se si analizzano, come è stato fatto, i flussi di capitali che continuano a essere esportati illegalmente all'estero, soprattutto nelle banche svizzere, in particolare da quando la crisi finanziaria ha sconvolto i mercati, ben il 66% è di proprietà di cittadini lombardi. La Svimez ha analizzato in più occasioni l'andamento fiscale al nord e al sud con studi specifici che sono stati condotti sia dal presidente Adriano Giannola, sia dal professor Federico Pica.
Quest'ultimo, in particolare, ha solo qualche settimana fa fotografato la situazione: attualmente il valore della base imponibile Irpef per contribuente del Mezzogiorno è pari, per i redditi 2009 (dichiarazioni del 2010), a 15.548 euro, mentre per quelli del Veneto il valore corrispondente è di 19.206 euro. Vuol dire, senza timore di smentite, che si tratta dell'84,8% del Pil pro capite nel Mezzogiorno e del 66,3% del prodotto interno lordo per abitante nel ricco Veneto. Se poi, insiste ancora Pica, facciamo riferimento all'imposta netta nelle due zone d'Italia, l'importo per contribuente Irpef è pari, per il Mezzogiorno, a 3.818 euro e, per il Veneto, a 4.573 euro. Che, rispetto al pil, significa il 22,1% al Sud e il 17,2%, per i contribuenti veneti. In altre parole, la quota di reddito evasa è più bassa nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord. Anche in questo con evidenti differenze regionali, per cui, guarda caso, il livello più elevato di mancato pagamento delle imposte ci sarebbe, secondo la ricerca Svimez, proprio in Veneto. Sia chiaro, ciò non vuol dire certo assolvere l'evasione dei contribuenti meridionali che anzi vanno scovati e colpiti come tutti gli altri. Ma, come diceva acutamente nelle sue parabole 2012 anni fa il Cristo Gesù, «chi guarda la pagliuzza nell'occhio altrui pensi prima alla trave che ha nel proprio».
FONTE: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Luigi de Magistris e Luca Zaia
NAPOLI — «Dopo il blitz di Capodanno degli ispettori dell'Agenzia delle Entrate a Cortina d'Ampezzo se ne faccia uno analogo al Sud», invoca il governatore leghista del Veneto Luca Zaia. E invita i cittadini dell'amena località sciistica, da sempre ritrovo dei vip, molti provenienti anche dal Mezzogiorno, «a costituirsi parte civile per chiedere i danni a chi sta cercando di svilire la città e farla passare per la Gomorra delle Dolomiti».
Gli fa eco Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, comune vicino a Cortina, eletto a capo di una lista civica, che rincara la dose: «Se gli ispettori fossero andati a Capri o a Taormina probabilmente la percentuale di evasione scoperta sarebbe 20 volte superiore. Ammesso che al Sud sappiano cosa sono gli scontrini fiscali». Parole in libertà Parole in libertà, perché non è affatto vero che l'evasione fiscale al Sud sia mediamente il doppio rispetto al Nord, «con punte che sfiorano il 90%», come sentenziò incautamente, quando era ministro dell'Interno nel governo Berlusconi, un altro leghista di primo piano, Roberto Maroni.
Il confronto dei dati Basta, infatti, andarsi a leggere con attenzione le cifre per capire che le cose stanno molto diversamente: scorrendo i dati forniti dal rapporto del gruppo di lavoro sulla riforma fiscale, anticipati alcune settimane fa da Corriere Economia Mezzogiorno, ogni italiano evade in media 2.093 euro, il 13,5% del reddito. Ma ovviamente la media non spiega nulla, come il famoso pollo di Trilussa, perché esistono evidenti e macroscopiche differenze geografiche: al Nord l'evasione media pro capite è di 2.532 euro, pari al 14,5%, al Centro è ancora più elevata, raggiunge i 2.936 euro, equivalenti al 17,4% del reddito, i meridionali sono coloro che evadono la minor quantità di tasse, 950 euro a persona, il 7,9% dei propri guadagni. E sia chiaro che non si tratta né di numeri di parte, né tantomeno di cifre datate, perché compaiono nella relazione che la commissione insediata dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti e presieduta da Vieri Ceriani, attuale sottosegretario all'Economia, ha recentemente terminato, che è la base sulla quale l'attuale esecutivo Monti sta lavorando per combattere il malcostume sempre molto diffuso dell'evasione. Non solo, perché, come ha recentemente spiegato il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera, «nelle regioni meridionali è più alto il numero di contribuenti che non adempie ai propri doveri fiscali, ma per cifre decisamente minori rispetto al Centro e al Nord. Dove, nel meridione, si tratta, soprattutto, di denaro sottratto al Fisco che ruota attorno all'economia criminale e al lavoro sommerso e c'è perfino un'evasione per sopravvivere». Quindi più evasori ma per piccoli importi, mentre al Nord si evadono grosse somme. Ancora, se si analizzano, come è stato fatto, i flussi di capitali che continuano a essere esportati illegalmente all'estero, soprattutto nelle banche svizzere, in particolare da quando la crisi finanziaria ha sconvolto i mercati, ben il 66% è di proprietà di cittadini lombardi. La Svimez ha analizzato in più occasioni l'andamento fiscale al nord e al sud con studi specifici che sono stati condotti sia dal presidente Adriano Giannola, sia dal professor Federico Pica.
Quest'ultimo, in particolare, ha solo qualche settimana fa fotografato la situazione: attualmente il valore della base imponibile Irpef per contribuente del Mezzogiorno è pari, per i redditi 2009 (dichiarazioni del 2010), a 15.548 euro, mentre per quelli del Veneto il valore corrispondente è di 19.206 euro. Vuol dire, senza timore di smentite, che si tratta dell'84,8% del Pil pro capite nel Mezzogiorno e del 66,3% del prodotto interno lordo per abitante nel ricco Veneto. Se poi, insiste ancora Pica, facciamo riferimento all'imposta netta nelle due zone d'Italia, l'importo per contribuente Irpef è pari, per il Mezzogiorno, a 3.818 euro e, per il Veneto, a 4.573 euro. Che, rispetto al pil, significa il 22,1% al Sud e il 17,2%, per i contribuenti veneti. In altre parole, la quota di reddito evasa è più bassa nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord. Anche in questo con evidenti differenze regionali, per cui, guarda caso, il livello più elevato di mancato pagamento delle imposte ci sarebbe, secondo la ricerca Svimez, proprio in Veneto. Sia chiaro, ciò non vuol dire certo assolvere l'evasione dei contribuenti meridionali che anzi vanno scovati e colpiti come tutti gli altri. Ma, come diceva acutamente nelle sue parabole 2012 anni fa il Cristo Gesù, «chi guarda la pagliuzza nell'occhio altrui pensi prima alla trave che ha nel proprio».
FONTE: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
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