Risposta del Presidente Regione Campania On Stefano Caldoro ad un articolo del Corriere del Mezzogiorno di Marco De Marco dal titolo "Outing di Caldoro. Da riformista a sudista, è una svolta":
Caro direttore,
rivendico assolutamente la definizione 'Sudista e federalista'.
Non credo si possa ridurre tutto ad una semplice contrapposizione al nordismo.
Per diversi motivi.
Il principale: non c'è nessuna voglia di contrapporre le ragioni di
una parte del Paese all'altra.
una parte del Paese all'altra.
Il Nord e il Sud non devono alimentare la logica della separazione dei
beni che non sono di una parte del territorio ma di una storia comune.
beni che non sono di una parte del territorio ma di una storia comune.
La sfida politica che ho provato a lanciare si inserisce in una ottica
di coesione nazionale. Resto dell'idea che se cresce il Mezzogiorno ne
beneficia l'intero Paese. E'qui infatti che ci sono margini di
crescita che non ci sono in altre zone.
di coesione nazionale. Resto dell'idea che se cresce il Mezzogiorno ne
beneficia l'intero Paese. E'qui infatti che ci sono margini di
crescita che non ci sono in altre zone.
La Lega, alla sua nascita, aveva una impostazione diversa.
Difendevano, loro si in una logica localistica, un territorio. La
nostra risposta è nella proposta, nella buona amministrazione,
nell'eresia riformista che governa ed incoraggia i processi di
cambiamento.
Difendevano, loro si in una logica localistica, un territorio. La
nostra risposta è nella proposta, nella buona amministrazione,
nell'eresia riformista che governa ed incoraggia i processi di
cambiamento.
Sono federalista. Sono convinto cioè che la riforma dello Stato che va
in questa direzione rappresenta una sfida da raccogliere e sulla quale
bisogna rilanciare.
in questa direzione rappresenta una sfida da raccogliere e sulla quale
bisogna rilanciare.
Un federalismo capace di riconoscere e premiare le performance di
miglioramento rappresenta una occasione per l'intero Mezzogiorno. Il
Paese non può limitarsi a difendere le rendite di posizione, la spesa
storica. Nel Nord dell'Italia si tende a difendere l'esistente.
miglioramento rappresenta una occasione per l'intero Mezzogiorno. Il
Paese non può limitarsi a difendere le rendite di posizione, la spesa
storica. Nel Nord dell'Italia si tende a difendere l'esistente.
La sfida che ho lanciato, e sulla quale mi auguro possa essere
accompagnato dal sistema della informazione, vuole invertire questa
tendenza. Superiamo insieme l'idea del Sud piagnone.
accompagnato dal sistema della informazione, vuole invertire questa
tendenza. Superiamo insieme l'idea del Sud piagnone.
Ho chiesto ai parlamentari del Mezzogiorno di fare squadra su questo
tema come su altri.
tema come su altri.
Dai trasporti alla Sanità, fino alle scelte strategiche comuni a tutto il sud.
Sono sudista. E'un modo per rilanciare la questione 'meridionalista'.
E' il tentativo di avviare una nuova proposta politica del
Meridionalismo che ha in se diversi valori, che nessuno rinnega, e che
oggi ha bisogno di un nuovo impulso.
Meridionalismo che ha in se diversi valori, che nessuno rinnega, e che
oggi ha bisogno di un nuovo impulso.
Abbiamo celebrato i 150 anni dell'Unità d'Italia. Da qui possiamo
ripartire, come qualcuno ha proposto, per un nuovo “racconto
nazionale”, che si faccia carico delle cose reali e promuova una nuova
statualità, nella quale contino le diversità, i meriti e i bisogni e
non le appartenenze territoriali.
E'questo il compito dei riformisti.
Una intelligente provocazione ed una proposta politica.
Sono le ragioni di quel Meridione che in parte descrivi nel tuo libro
'Bassa Italia'. Sono quelle ragioni che i riformisti provano a
tradurre, fra difficoltà oggettive, in proposte concrete.
'Bassa Italia'. Sono quelle ragioni che i riformisti provano a
tradurre, fra difficoltà oggettive, in proposte concrete.
Stefano Caldoro
Questo l'articolo
Outing di Caldoro. Da riformista a sudista, è una svolta
"Tutti noi dovremmo sentirci più sudisti". Eccola qui la frase che tradisce, quella che svela il progetto futuro e che fa emergere le intenzioni più profonde. L'ha pronunciata Caldoro al congresso del Pdl e la riporta il Mattino. Una frase che segna una svolta, a mio avviso una involuzione, sia lessicale che politica. Posso sbagliare, ma mai fino ad ora un riformista si era autodefinito "sudista". Meridionalista, sì. Ma sudista mai. Il sudismo, nella cultura riformista, ha sempre costituito la deriva plebea o populista del meridionalismo, la sua anima antinazionale e rivendicazionista.
Di sudismo hanno sempre parlato i neoborbonici, i neopapalini e , in genere, tutti coloro che si rifanno a correnti politiche antirisorgimentali. Il sudismo evoca e implica il nordismo. E nordista è sempre stato il modo in cui, per ormai più di un ventennio, è stato definito il tratto separatista della Lega di Bossi e Calderoli. Nordismo e sudismo sono l'esatto contrario dello spirito nazionale, sono la diversa faccia di uno stesso fenomeno: il terronismo. Che a sua volta è la manifestazione ultima di un fenomeno che affonda le radici nell'idiotismo degli antichi greci.
Al tempo di Socrate, idiota era l'uomo incapace di uscire dalla sua caverna per assumere una visione universale del mondo. Il terronismo è l'ultimo stadio del localismo, quello in cui la spinta emotiva diventa ideologia, strategia politica. Difendere il proprio territorio è aspirazione legittima. Ma c'è modo e modo di fare sindacalismo territoriale. Imitare la Lega venti anni dopo può rivelarsi molto pericoloso. La Lega, almeno, aveva un progetto compiuto di Stato, aveva il federalismo. Ma cosa hanno i sudisti dell'ultima ora? Senza un progetto che non sia il mero localismo non si va da nessuna parte. E lo stesso sindacalismo territoriale è destinato a degenerare in corporativismo. Non è una bella prospettiva, io credo.
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