I benefici del paese dalle lezioni d'inglese? Il Senatùr si adeguerà alla cultura british mente Di Pietro tradurrà "Che c'azzecca?"
E ora noi dobbiamo immaginarceli, i signori baronetti di Montecitorio e Palazzo Madama alle prese con l’inglese (gratis o quasi gratis). Dobbiamo seguirli in Transatlantico e nei loro uffici per capire fino a che punto si possano sperperare i danari pubblici. Eccolo lì, doctor Mimmo, ginecologo e agopuntore nonché Professore Convitato (e non chiedeteci cosa sia un Professore Convitato) presso il «Departamento de Anatomía Humana» all’Università Federale del Paranà (Brasile). Si chiama Scilipoti, lo conoscete tutti, gran brava persona con quella parlantina lì. Hallo, dear Mimmo, you love sempre a Silvio Berlusconi? E you, Anthony of Peter from Bisaccia’s Black Mountain?
Una volta il corso di lingue era totalmente gratuito. Erano gli anni delle spese folli. Alla Camera si mangiava ancora con pochi centesimi. Oggi si mangia con molti centesimi che fanno pochissimi euro. Oggi le spese sono semifolli: se i deputati vogliono imparare l’inglese devono sborsare 17 euro l’ora. Gli altri euro, in totale 400 mila ogni anno, gentilmente li offre The Room, la Camera. L’insegnante, supponiamo madrelingua, arriva direttamente in the office. Ma non è sempre un insegnante all’altezza. Poveretto: lui parla inglese, conosce anche l’italiano. Ha studiato, ha buona volontà. E Anthony Di Pietro con quel che segue gli chiede come si traduce in inglese “che c’azzecca”. «Please, sir: azzecca come incolla o azzecca come non si capisce cosa voglia dire?».
Noi li conosciamo i nostri deputati e senatori. Ammettiamolo, e lo ammettano una buona volta anche loro: hanno qualche difettuccio, non solo di pronuncia. Bossi è fissato con la Padania. «Padany? Teacher, come si dice? Land in the North? La terra del Nord?». «E il terrone?». Southern, cioè meridionale, dicono i dizionari. Ma terrone è un’altra cosa, terrone viene dal cuore e dalla testa, un po’ anche dalla pancia, viene dalla tradizione leghista, non dalla geografia e dai dizionari. Il terrone è il terrone, l’antagonista del polentone. Senatur, lasci stare, lo dica pure nella sua lingua. I terroni capiranno. I polentoni pure. E gli inglesi? E chissenefrega degli inglesi, mica loro votano Lega.
Una volta Maximum D’Alema era presidente del Consiglio. Dissero che Palazzo Chigi era l’unica merchant bank dove non si parlava inglese. Dopo di lui pare che le cose non siano cambiate di molto, nonostante i professori e le ripetizioni private. «Mister Obama», urlò Big Silvio all’indirizzo del presidente Barack. Poi non disse più nulla. Non c’era, ci perdoni l’equestrian premier, il traduttore: meglio non avventurarsi in discorsi troppo complicati. Mi si consenta, Cavaliere, let me: stiamo scherzano, ironizzando. Però, Gesù mio, questa del corso proprio non ci voleva: quattrocentomila euro, mica quattro spiccioli. E volendo si può imparare pure il russo, una lingua notoriamente molto usata nelle riunioni di Montecitorio.
Dasvidania, disse Francesco Barbato (Italians Values), Franky per gli amici inglesi, ai suoi elettori di Camposano, Agro Nolano, provincia di Napoli. Poi qualcuno gli spiegò che “dasvidania” non significa proprio arrivederci, vado a Roma e poi torno, se mai vuole dire a non rivederci. E lui cambiò idea: «E che è sta schifezza ‘e russo che dice ‘na cosa e ne vuole dire un’altra? Qua si deve parlare inglese a 17 euro all’ora. L’inglese è l’inglese, è una lingua precisa. Se uno in inglese dice yes vuol dire proprio yes, non dasvidania che è una parola ambigua. L’ho imparato l’altro ieri a Montecitorio a spese degli italiani. Chiedetelo pure a Mario Pepe, salernitano. L’on. Pepper, mio conterraneo, sa tutto. Se ne intende di lingue, politica ed economica. E’ ‘nu grande scienziato». Sa proprio tutto, Pepper, Mixed Group (Gruppo Misto). E dall’alto della sua scienza finanziaria ha fatto anche i conti, giungendo alla conclusione che con le nuove misure in materia di vitalizi «i parlamentari possono essere ridotti alla fame». Dunque, si presume, un po’ di inglese gratis non fa male. E’ un potenziale barbone, Pepper, un homeless. Ma lui è tranquillo, come tanti altri suoi colleghi. Se sarà ridotto alla fame, potrà sempre andarsene alla Stazione Garibaldi di Napoli e chiedere l’elemosina. Con tutte le lingue che conosce “a gratis”, non ci sarà turista che sfuggirà alla sua mano tesa. E mi raccomando, egregi lord e baronetti: tra una lezione di inglese e una di francese, non dimenticate che esistono pure i lavori parlamentari. E l’italiano, ovviamente. Good luck.
P.S. Pare che Walter Veltroni al corso di inglese sia andato benissimo: promosso a pieni voti. E che volete farci: Walterino bello è proprio un poliglotta. Sa dire persino “Yes we can". “Si può”. Tutto si può alla Camera, proprio tutto, anche l’inimmaginabile. E “we have a dream”, il sogno di rispedirli a casa. A spese loro.
FONTE: liberoquotidiano.it
Una volta il corso di lingue era totalmente gratuito. Erano gli anni delle spese folli. Alla Camera si mangiava ancora con pochi centesimi. Oggi si mangia con molti centesimi che fanno pochissimi euro. Oggi le spese sono semifolli: se i deputati vogliono imparare l’inglese devono sborsare 17 euro l’ora. Gli altri euro, in totale 400 mila ogni anno, gentilmente li offre The Room, la Camera. L’insegnante, supponiamo madrelingua, arriva direttamente in the office. Ma non è sempre un insegnante all’altezza. Poveretto: lui parla inglese, conosce anche l’italiano. Ha studiato, ha buona volontà. E Anthony Di Pietro con quel che segue gli chiede come si traduce in inglese “che c’azzecca”. «Please, sir: azzecca come incolla o azzecca come non si capisce cosa voglia dire?».
Noi li conosciamo i nostri deputati e senatori. Ammettiamolo, e lo ammettano una buona volta anche loro: hanno qualche difettuccio, non solo di pronuncia. Bossi è fissato con la Padania. «Padany? Teacher, come si dice? Land in the North? La terra del Nord?». «E il terrone?». Southern, cioè meridionale, dicono i dizionari. Ma terrone è un’altra cosa, terrone viene dal cuore e dalla testa, un po’ anche dalla pancia, viene dalla tradizione leghista, non dalla geografia e dai dizionari. Il terrone è il terrone, l’antagonista del polentone. Senatur, lasci stare, lo dica pure nella sua lingua. I terroni capiranno. I polentoni pure. E gli inglesi? E chissenefrega degli inglesi, mica loro votano Lega.
Una volta Maximum D’Alema era presidente del Consiglio. Dissero che Palazzo Chigi era l’unica merchant bank dove non si parlava inglese. Dopo di lui pare che le cose non siano cambiate di molto, nonostante i professori e le ripetizioni private. «Mister Obama», urlò Big Silvio all’indirizzo del presidente Barack. Poi non disse più nulla. Non c’era, ci perdoni l’equestrian premier, il traduttore: meglio non avventurarsi in discorsi troppo complicati. Mi si consenta, Cavaliere, let me: stiamo scherzano, ironizzando. Però, Gesù mio, questa del corso proprio non ci voleva: quattrocentomila euro, mica quattro spiccioli. E volendo si può imparare pure il russo, una lingua notoriamente molto usata nelle riunioni di Montecitorio.
Dasvidania, disse Francesco Barbato (Italians Values), Franky per gli amici inglesi, ai suoi elettori di Camposano, Agro Nolano, provincia di Napoli. Poi qualcuno gli spiegò che “dasvidania” non significa proprio arrivederci, vado a Roma e poi torno, se mai vuole dire a non rivederci. E lui cambiò idea: «E che è sta schifezza ‘e russo che dice ‘na cosa e ne vuole dire un’altra? Qua si deve parlare inglese a 17 euro all’ora. L’inglese è l’inglese, è una lingua precisa. Se uno in inglese dice yes vuol dire proprio yes, non dasvidania che è una parola ambigua. L’ho imparato l’altro ieri a Montecitorio a spese degli italiani. Chiedetelo pure a Mario Pepe, salernitano. L’on. Pepper, mio conterraneo, sa tutto. Se ne intende di lingue, politica ed economica. E’ ‘nu grande scienziato». Sa proprio tutto, Pepper, Mixed Group (Gruppo Misto). E dall’alto della sua scienza finanziaria ha fatto anche i conti, giungendo alla conclusione che con le nuove misure in materia di vitalizi «i parlamentari possono essere ridotti alla fame». Dunque, si presume, un po’ di inglese gratis non fa male. E’ un potenziale barbone, Pepper, un homeless. Ma lui è tranquillo, come tanti altri suoi colleghi. Se sarà ridotto alla fame, potrà sempre andarsene alla Stazione Garibaldi di Napoli e chiedere l’elemosina. Con tutte le lingue che conosce “a gratis”, non ci sarà turista che sfuggirà alla sua mano tesa. E mi raccomando, egregi lord e baronetti: tra una lezione di inglese e una di francese, non dimenticate che esistono pure i lavori parlamentari. E l’italiano, ovviamente. Good luck.
P.S. Pare che Walter Veltroni al corso di inglese sia andato benissimo: promosso a pieni voti. E che volete farci: Walterino bello è proprio un poliglotta. Sa dire persino “Yes we can". “Si può”. Tutto si può alla Camera, proprio tutto, anche l’inimmaginabile. E “we have a dream”, il sogno di rispedirli a casa. A spese loro.
FONTE: liberoquotidiano.it
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