mercoledì 1 febbraio 2012

Serge Latouche, Breve trattato sulla decrescita serena

Intervista a Serge Latouche, autore del libro: Breve trattato sulla decrescita serena

"Il cambiamento di rotta oggi necessario non è del tipo realizzabile semplicemente con delle elezioni, mandando al potere un nuovo governo o votando per una nuova maggioranza. Ci vuole qualcosa di ben più radicale: né più né meno che una rivoluzione culturale, che porti a una rifondazione della politica."
Può stupire che un libro come questo, un saggio di un docente universitario di economia appaia nella classifica dei libri più venduti in Italia.
La spiegazione però c'è: in questo libro si trova qualcosa di più di una teoria economica, c'è qualcosa che riguarda le vite di tanti cittadini, di tanti lettori consapevoli, oggi più che mai, che è fondamentale cambiare rotta, che la crisi attuale non rappresenta una "fase", ma è sintomo di un terremoto ben più devastante e ampio. Crisi di sistema si dice da molte parti, e forse necessità di una cultura diversa del vivere.


Necessità, si diceva, di cambiare rotta, di modificare uno stile di vita che non è più sostenibile, come non lo è mai stato per la stragrande parte della popolazione mondiale.
Latouche parla di decrescita, o meglio di acrescita, e leggendo questo saggio, non si può non condividere in pieno giudizi e prospettive, acquistare consapevolezza della "tossicodipendenza da crescita", sentire il paradosso di consumare senza limiti laddove la natura pone limiti ben precisi.


Eppure, viene sottolineato fin dalle prime pagine, il teorico della decrescita "ha contemporaneamente la sensazione di sfondare delle porte aperte e di predicare nel deserto" perché niente sembra cambiare nei sistemi economici, nelle prospettive e nelle valutazioni dei singoli Stati occidentali.

Ma allora perché si pensa che la crescita possa essere illimitata se le risorse sono invece limitate? perché si consuma molto di più di quello che la natura può dare? perché una piccola porzione di umanità utilizza prodotti e beni provenienti da luoghi lontanissimi con uno spreco energetico immenso? perché siamo così miopi da non vedere che stiamo provocando dei disastri di cui le future generazioni subiranno le conseguenze?

Latouche è molto concreto, non propone utopie ma indica strade da percorrere per fermarci e non essere solo consumatori, anzi predatori, vittime di un'ideologia irresponsabile. 

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