I terroni 2.0 salveranno il mondo
Nell' ultimo libro di Pino Aprile è prevista la fine della questione meridionale grazie a Internet
Sembra l’ incipit una delle classiche macabre barzellette razziste, quelle che hanno per protagonisti vulcani in eruzione inondazioni o catartiche calamità naturali. Invece a dirlo è Pino Aprile, il giornalista e scrittore che a pieno titolo può essere definito il più seguito del “meridionalisti”, anche se il termine è forse antiquato. “Mai più terroni” è il titolo del suo ultimo libro (ed Piemme), che chiude la trilogia iniziata con “Terroni” (cinquecentomila copie vendute) e proseguita con “Giù al sud” , sottotitolo: “perché i Terroni salveranno l’ Italia”.
La cancellazione della “Terronia” non è per Pino Aprile una profezia di sventura, tutt’ altro, secondo lui i figli del sud stanno emigrando loro nuova terra promessa, che si trova nell’ immateriale regione del web. Per farlo non prendono il bastimento, ma salgono sui veloci strumenti 2.0 di cui il sud del mondo sta diventando il colonizzatore più attivo. Dal Brasile alla Cina, dall’India alla Birmania, al Medio Oriente, al Nord Africa; i limiti geografici, i confini segnati dal pregiudizio, diventano inesistenti laddove esistano concrete via di fuga attraverso le possibilità di emancipazione che la rete può fornire. Anche alle nostre latitudini, in quest’ assalto alla diligenza che trasporta il potenziale forziere di Internet, saranno forse proprio gli eredi dei briganti a riconquistare la loro esistenza espropriata. Per Pino Aprile non c’è dubbio, in Italia sarà la Rete a chiudere per sempre la questione meridionale e a “generare un nuovo popolo in ambiente punto zero, (virtuale solo per chi ne è fuori) che non ha geografia, senza nord né sud; lì non si può essere meridionali di nessuno!”
Le eccellenze che fanno pensare corretta la previsione non mancano di certo, Pino Aprile fa riferimento a una classe di giovani meridionali di nascita, ma cosmopoliti di formazione, ben decisi di tornare nella loro terra per costruire un futuro alla loro comunità d’ origine. Allo stesso tempo sembra tranquillizzare chiunque, proprio cullandosi nel carattere “meridiano”, tema in questa deriva un impoverimento delle caratteristiche specifiche del figlio del sud. A costoro l’autore risponde, evocando uno dei totem più potenti per l’immaginario del mezzogiorno: la pianta dell’ulivo. Può resistere anche mille anni, ma poi anche lei marcisce. Non muore però, perché dal tronco reciso sin dalle sue radici si riavvia un ciclo vitale, così germoglia un nuovo albero sulle spoglie del vecchio. Quello di Pino Aprile, alla fine, è anche un messaggio di sveglia per gli inguaribili nostalgici della meridionalità, come categoria da difendere solo conservando profumi, parole, e nostalgie.
I terroni 2.0 si fanno forti della sovrascrittura che, come ogni informatico sa, aggiorna, corregge, ma non cancella mai i dati da un hard disk. In ogni supporto fisico di memoria ci si scrive sopra, ma quello che c’era prima, anche se non immediatamente visibile, resta tutto inciso nel profondo…Come l’ ulivo tutto può anche rispuntare fuori, perché l’ulivo non è solo una pianta: “E’ una famiglia una stirpe”…
fonte: lastampa.it
Nessun commento:
Posta un commento