
Lo scrittore sceglie la scuola perché gli alunni “sono parte di noi”,quel futuro da cui ammette essere stato sempre affascinato e incuriosito. Attraverso la realtà scolastica che, a suo dire, “studia” un po’ per mestiere un po’ per passione, si può capire chi sono le nuove generazioni, cosa pensano, come vivono e cosa cercano di comunicare.
Il mondo nei secoli è cambiato, nella preistoria l’agricoltura rappresentava il futuro perché il cibo garantiva all’uomo la possibilità di arrivare a domani. Con la rivoluzione industriale questo bisogno di arrivare a domani è diventato un modo per produrre sempre di più, un bisogno non naturale che ha portato fino ai giorni nostri: la rivoluzione informatica.
Il web, mezzo potentissimo che mai prima d’ora aveva dato la possibilità di rendersi lontani e vicini allo stesso tempo dove non importa più quali sono le proprie radici e quelle degli altri, se si è “terroni, del Sud, dell’Italia”, conta solo l’incontro.
In questa nuova era della globalizzazione i giovani rappresentano una potentissima arma, non si ha più paura dell’altro che non rappresenta un pericolo se non lo si conosce, questo elemento è sfuggito per troppi anni alle generazioni precedenti.
Il risorgimento aveva lasciato al Sud solo individui, non c’erano più le comunità con le loro tradizioni e la loro cultura “e in quella condizione chiunque può farti qualunque cosa perché sparisce ogni capacità di reazione” dice Aprile. La parte aggredita, quella che riusciva a salvarsi dalla morte, si metteva al servizio dell’aggressore creando confusione, delinquenza diffusa poi diventata mafia.
Oggi c’è un recupero consapevole della propria storia, del sapere che prima era stato calpestato e negato dal risorgimento colpevole di aver privato le comunità della loro cultura della storia e della civiltà.
“Il Sud rinasce perché è pieno di figli di Falcone e Borsellino”. In Calabria ad esempio i giovani si oppongono alla mafia, hanno aperto delle redazioni giornalistiche e con informazione pulita continuano il loro lavoro nonostante le minacce continue. Un segnale forte quello di tanti calabresi pronti a combattere la mafia, non a coprirla né a sottomettersi, un vero esempio di come le identità vere si uniscono e si confrontano perché non hanno nulla da temere.
Questo è il messaggio che Pino Aprile vuole lasciare agli alunni del Liceo Lanza e a tutti i suoi lettori, quando si ha un problema molto spesso la risposta è già dentro di sé, non bisogna aspettare gli altri, non bisogna guardare altre realtà, perché la soluzione è già lì basta vederla.
Mantenere le proprie origini significa arricchirsi perché alle proprie si sommano quelle degli altri ma non si perde la propria identità. Un libro “dedicato a chi resta, perché sceglie di restare. “Giù al Sud” è “dedicato a chi torna perché sceglie di tornare. Dedicato a chi guarda casa sua con la meraviglia del forestiero”.
FONTE: ilquotidianoitaliano.it
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