mercoledì 30 novembre 2011

Terapia del dolore in Italia, al Sud si deve ancora soffrire

Inchiesta dei Nas in 244 ospedali. L'«oppiofobia» impedisce
ancora a molti medici di utilizzare i farmaci giusti

L'INDAGINE
Terapia del dolore in Italia,
al Sud si deve ancora soffrire
Inchiesta dei Nas in 244 ospedali. L'«oppiofobia» impedisce
ancora a molti medici di utilizzare i farmaci giusti

MILANO - Basta una legge a cambiare la cultura italiana del non curare il dolore? E soprattutto l’oppiofobia che impedisce a molti medici di usare i farmaci giusti per lenire ciò che non è diritto di nessuno patire? Sembra di no. E lo dice un’inchiesta dei carabinieri del Nas in 244 ospedali, caratterizzati dalla presenza cumulativa dei reparti di chirurgia generale e oncologia. Due settori dove il dolore alberga. E dove la somministrazione di certi farmaci dovrebbe essere diffusa. LE SCALE DEL DOLORE - Le indagini sono state svolte in cinque giorni, dal 19 al 23 luglio 2011, con l'impiego di 500 militari. E la richiesta era partita dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla sanità presieduta dal senatore pd Ignazio Marino. Ne è emerso un quadro di crescita, ma ancora inspiegabilmente critico a più di un anno dall’entrata in vigore della legge che avrebbe dovuto favorire l’uso degli oppioidi dove servono e la formazione di una cultura della moderna terapia del dolore. A cominciare dall’obbligo di usare in reparto scale per la rilevazione quotidiana del dolore avvertito dai pazienti. Misurazione d’obbligo come quella della pressione sanguigna e della temperatura corporea. E praticamente a costo zero.
I NUMERI - Indagate 86 strutture al Nord, 103 strutture al Centro e 55 strutture al Sud. Il dato nazionale è il seguente: su 244 strutture ospedaliere, in 57 non vi era alcuna presenza del Comitato ospedale senza dolore e del Progetto ospedale senza dolore, vale a dire nel 23 per cento dei casi; la presenza di Unità operative per cure palliative è stata rilevata nel 63 per cento dei casi, ossia in 154 strutture; la presenza della scala di rilevazione del dolore è stata rilevata nell'81 per cento dei casi; la continuità terapeutica una volta dimessi dall’ospedale nel 78 per cento dei casi; la collaborazione con medici di medicina generale nel 76 per cento delle strutture; la formazione del personale era presente nell'82 per cento dei casi e il materiale informativo nel 55 per cento; l'utilizzo di questionari sulla soddisfazione della terapia del dolore avviene in 143 strutture (59 per cento) e i veicoli di informazione sono presenti nel 69 per cento dei casi.
ADEGUAMENTO ALLA LEGGE - In sintesi, la percentuale di adeguamento alla legge è pari al 71 per cento su 244 ospedali. Ma ciò che è grave è che il Sud d'Italia registra una percentuale media di adeguamento del 53 per cento (18 punti percentuali in meno rispetto al dato medio nazionale). E grave resta la scelta dei farmaci. Il dato nazionale evidenzia che nelle 244 strutture poste sotto osservazione, dall'inizio del 2008 al giugno di quest'anno, sono state utilizzate 6.678.535 confezioni, con una media nazionale di 27.331 confezioni di farmaci oppioidi. Se poi si osservano i dati per aree, si scopre che il 68 per cento dei 7 milioni circa di confezioni è stato consumato al Nord, il 26 per cento è stato utilizzato al Centro e solo il 6 per cento è stato consumato nel Sud d'Italia. Si rileva lo stesso dato anche dall'osservazione dei numeri, i quali forniscono altre indicazioni: innanzitutto, nei tre anni e mezzo, il Nord si attesta tra le 680.000 e le 700.000 confezioni, il Centro intorno alle 250.000-260.000 confezioni, mentre il Sud non supera (se non di poco nel primo semestre del 2009) le 55.000 confezioni. Vi è, dunque, una differenza enorme tra le 741.000 confezioni consumate al Nord e le 54.000 confezioni consumate al Sud. Se si suddivide il numero delle confezioni per i giorni calcolati (1.278 giorni), si evidenzia un dato piuttosto strano, cioè che il consumo medio giornaliero nel Nord Italia è pari a 41 confezioni al giorno, nel centro Italia è pari a 16 confezioni e nel Sud Italia è pari soltanto a 5 confezioni. Un regresso rispetto a quanto utilizzato prima della legge, quando l’Italia era a livello del Ruanda per uso di dosi di morfina, uno dei parametri internazionali per valutare una corretta terapia del dolore. Nel Sud quindi ancora molti malati soffrono e non dovrebbero. E chi ha un male terminale muore soffrendo e oggi questo sarebbe illegale.

FONTE corriere.it

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