venerdì 6 gennaio 2012

Web batte Omsa 1 a 0, ecco la risposta dell’azienda alle proteste


ULTIM’ORA, LA OMSA MINACCIA: “Il boicottaggio sicuramente avrà un peso importante, ma andrà anche a discapito di tutti coloro che lavorano ancora in Italia. La crisi del 2008 ci ha spinto a dover prendere delle decisioni.”
La Omsa costretta a rompere il silenzio e a rispondere al furioso tam tam mediatico che da giorni imperversa sul web con numeri da capogiro: oltre 60.000 adesioni e 560.000 invitati all’avento “Mai più Omsa” promosso dal nostro blog e migliaia di commenti sulla fanpage del gruppo.
La risposta è arrivata poche ore fa, su Facebook; un comunicato che riassume, dal punto di vista dell’azienda, i passaggi salienti che avrebbero portato alla decisione di chiudere lo stabilimento di Faenza e traslocare in Serbia: “La sorte delle lavoratrici e dei lavoratori OMSA -recita la nota- oltre che quella di tutti gli altri dipendenti è tra le priorità del gruppo, che è all’opera con tutti i soggetti preposti per trovare la soluzione più soddisfacente, insieme”. Ma sul web non sembra crederci nessuno. Ecco il testo integrale del comunicato:
“In risposta alle vostre considerazioni, abbiamo deciso di essere trasparenti per darvi il nostro punto di vista sulla vicenda. Per permetterci di prendere in considerazione tutti i vostri commenti abbiamo creato uno spazio dedicato per ascoltarvi.
Lo stabilimento OMSA di Faenza ha una lunga storia, che inizia nel 1941 e che incrocia la storia della Gruppo Golden Lady Company nel 1992, quando ne viene acquisito il marchio. Da allora la direzione del gruppo ha sempre garantito ai propri dipendenti un posto di lavoro dignitoso ed un livello di retribuzione sopra la media. Anche dopo il 2001, anno a cui risale la decisione di realizzare in Serbia gli stabilimenti di Valievo prima e di Loznica poi, con l’obiettivo di attivare nuove produzioni nel settore dell’intimo e di dare una risposta competitiva allo sviluppo dei mercati dell’Est.
Allargare la propria organizzazione produttiva verso i paesi dell’Est significava, e significa tuttora, da una parte portare all’interno della propria organizzazione produttiva lavorazioni prima effettuate da aziende terze, dall’altra aumentare le esportazioni verso i Balcani grazie agli accordi di libero scambio tra la Serbia e la Russia, che consentono l’abbattimento dei dazi doganali. L’apertura degli stabilimenti serbi non ha minimamente influito sui livelli di produzione e di occupazione dello stabilimento OMSA di Faenza, anzi ha preservato gli standard di lavoro, senza ripercussioni economiche o sociali.
Nel mese di ottobre 2008 tuttavia si manifestava un’improvvisa crisi finanziaria internazionale, ed il conseguente apprezzamento dell’Euro ha provocato difficoltà nelle esportazioni, con un calo di fatturato complessivo di circa 66.000.000,00 di Euro per l’intero gruppo, i cui effetti si protraggono tuttora. Tale crisi ha indotto la direzione del gruppo italiano ad una riorganizzazione generale del gruppo per non soccombere davanti alla sempre più aggressiva competizione dei paesi a basso costo di produzione. Un riassetto organizzativo che non passa solo attraverso l’ottimizzazione dei costi, ma anche attraverso più razionali sinergie distributive dei prodotti.
Il bilanciamento della produzione tra Serbia e Italia, ha dunque comportato decisioni drastiche, a volte sofferte, come la riduzione della capacità produttiva in Italia (a fronte dei costi di produzione troppo onerosi) e la dismissione degli impianti in Francia, Germania e Spagna, e a volte coraggiose, come la realizzazione presso uno degli stabilimenti della provincia di Mantova di un unico polo logistico-distributivo di servizio a tutte le aziende del gruppo, che promette al consumatore un miglior rapporto qualità/prezzo del prodotto.
Il gruppo precisa che la decisione è stata presa in ottemperanza alle leggi italiane ed al principio di libera impresa, nel pieno rispetto del diritto del lavoro, mediante una trattativa che ha visto coinvolti i principali sindacati, enti locali, Regione Emilia Romagna e … oltre alla direzione dell’azienda, tesa a trovare un’alternativa occupazionale ed incentivi al personale in esubero. La sorte delle lavoratrici e dei lavoratori OMSA, oltre che quella di tutti gli altri dipendenti è tra le priorità del gruppo, che è all’opera con tutti i soggetti preposti per trovare la soluzione più soddisfacente, insieme.
Il Golden Lady Group Spa sa che il prodotto in ultima analisi “lo fa chi lo acquista”, e garantisce il massimo impegno nel mantenimento di un livello di competitività sostenibile sul mercato, consapevole della sfida alla produttività che attende l’intero Sistema Moda italiano.”
Un primo risultato, dunque, è stato già raggiunto: fare uscire l’azienda  allo scoperto, costringerla a rispondere pubblicamente ai cittadini che protestano da giorni sul web e continueranno a  farlo finché non rientreranno i licenziamenti delle 239 lavoratrici dello stabilimento di Faenza. Non fermiamoci adesso. MassimoMalerba
FONTE:  violapost.wordpress.com

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