venerdì 21 ottobre 2011

Intervista a Angelo Forgione, ideatore di V.A.N.T.O.

Fonte: Settimo Potere  www.settimopotere.com

Parlaci del Movimento V.A.N.T.O. Perchè è nato?

V.A.N.T.O. è nato con l'intento di valorizzare le luci di una città straordinaria che è più brava a vendere le proprie ombre ad un sistema mediatico affamato di sensazionalismo. Tutto è fiorito dall'amore per la città che nutro da quando ero bambino e ho cominciato a rendermi conto che questa città era trattata diversamente. Crescendo mi sono chiesto perchè ci fosse così tanta bellezza paesaggistica e ricchezza monumentale ma anche problemi enormi apparentemente incomprensibili. In quell'età ho cominciato a leggere, studiare, approfondire, capire per cercare delle risposte che sono arrivate quando mi sono imbattuto nella "questione meridionale" che sembrava così complessa, per poi presentarsi nella sua logica semplicità. Così ho capito la storia di Napoli, i suoi problemi, i comportamenti singolari dei Napoletani e anche la nostra classe politica e dirigenziale.

A quel punto, con la maturità, ho dovuto scegliere se restare o emigrare. Sono rimasto, ma chi resta per amore non può starsene con le mani in mano. E allora ho creato quella "filosofia meridionalista attiva" che è V.A.N.T.O. con cui voglio da una parte difendere la nostra città dalle ostilità esterne e interne e dall'altra trasmettere ai miei concittadini che lo vogliano ciò che ho studiato, capito e scoperto. Ma, come dovrebbe sempre fare ogni buon giornalista, analizzando sempre le cause, gli effetti e le possibili contromisure, senza scadere nello sterile vittimismo di chi si lamenta di una condizione infelice senza alcuna riflessione e proposta.

In cosa consiste?

V.A.N.T.O. ha vari campi d'azione. C'è la denuncia del degrado urbano e, soprattutto, monumentale. Statue, palazzi e chiese di Napoli sono un tesoro sotto attacco quotidiano e ne perdiamo pezzi lentamente e silenziosamente. Poi c'è la denuncia degli stereotipi e dei luoghi comuni che colpiscono incessantemente l'immagine della città tramite quell'accanimento mediatico che ho ribattezzato "Ammazziamo Pulcinella". C'è la comunicazione meridionalista con la quale si intende comunicare come è stato fatto il Paese e, soprattutto, il perchè Napoli e il Sud non possono uscire dal sottosviluppo a cui sono condannati da centocinquant'anni. E ancora, la valorizzazione delle bellezze di Napoli di cui vantarsi.

Tutto poi passa attraverso il web: articoli, denunce, interviste televisive e radiofoniche, videoclip di mia creazione... è ogni cosa sul blog, sul canale youtube, sui social network. Così lascio ogni traccia e prima o poi la gente le trova. Poi ci sono le conferenze grazie alle quale ho il piacere di parlare alla gente, e anche qualche sponsorizzazione sportiva come quella fresca con la U.S.C.A. Atellana Handball, la squadra di Serie A2 che annovera nella rosa femminile la moglie di Hamsik.

Poi c'è il lavoro oscuro, le segnalazioni a Comune, Regione, Sovrintendenze, redazioni varie. Insomma, un'attività complessa basata su una tenace strategia ben precisa. Il risultato non è solo quello tangibile di un lampione storico riparato, di un monumento ripulito, o le scuse di chi gratuitamente offende Napoli da fuori, ma è anche quello della sensibilizzazione al significato intrinseco della parola Napoletanità che, vi assicuro, è tanta roba! E così spero di contribuire all'ottenimento di un risultato più arduo, un maggiore amore dei Napoletani verso la propria città. Se non scatta questo, sarà sempre sterile lottare contro gli stereotipi e le aggressioni che pure ci sono.

Perché, nel tuo blog, scrivi, parlando della città di Napoli, "Baciata da Dio, stuprata dall'uomo"?

Perchè la città è sorta più di 2500 anni fa in un luogo unico come pochi altri al mondo, un vero e proprio paradiso terrestre. È la natura che ha decretato la bellezza di Napoli prima ancora che l'uomo, diversamente da Roma, Parigi o Londra. Goethe, al cospetto della "grande apertura di cielo" di Napoli, paragonava "la bassura del Tevere" romana ad "un vecchio convento in posizione sfavorevole". Cercate nel mondo un vulcano adagiato sulla splendida baia che culmina nelle insenature di Posillipo, i magnifici Campi Flegrei coi laghi vulcanici, le isole al largo, la collina del Vomero, il clima temperato, la terra fertile. Ci sono poche città la cui bellezza è naturale prima che artificiale. Istanbul, Rio e Napoli su tutte. Ecco perchè è stata scelta da greci, romani, bizantini, longobardi, saraceni, normanni, svevi, angioini, aragonesi, spagnoli e austriaci. Tutti hanno voluto possedere questo paradiso, chi l'ha amata più e chi meno, ma nessuno ha mai sentito di appartenervi. Poi è stato finalmente il turno di una dinastia Napoletana che, diversamente dalle altre, ha sentito di appartenere alla città e non viceversa, e l'ha resa una vera Capitale europea. Con l'arrivo dei piemontesi la città è stata messa al guinzaglio, e con essa tutto il Sud. Li è cominciata la decadenza e 150 anni di minorità indotta hanno esercitato un lavaggio del cervello ai tantissimi Napoletani che non hanno fierezza, cultura, speranza e accoltellano la città con i loro comportamenti quotidiani. Ecco perchè parlo di stupro della mano umana, quella di chi ha traumatizzato la città Capitale riducendola a capoluogo di provincia di un Sud arretrato, la mano di chi ci ha portato via le risorse e il futuro, la mano di quei politici locali asserviti alla politica nazionale che hanno devastato la città con speculazioni edilizie e clientelismi, la mano di quelli che hanno scelta la strada della camorra che ha divorato il territorio, la mano di quei Napoletani che non hanno rispettato e non rispettano la città, la mano di quegli italiani che puntano continuamente il dito e parlando male di una terra di cui non conoscono la storia e la cultura.

Non solo Goethe, le bellezze paesaggistiche di Napoli, oltre che quelle monumentali, sono state decantate da Stendhal, Shelley e tanti altri letterati che, come i viaggiatori del "Grand Tour", avevano questi luoghi come meta. Così nacque il detto "vedi Napoli e poi muori". Io continuo a guardarla, ad apprezzarne gli scorci e i panorami dalle varie prospettive e ad apprezzare il miracolo della natura che l'uomo ha delittuosamente profanato. Ecco cosa vuol dire "baciata da Dio, stuprata dall'uomo".

Esiste davvero questo "snobbismo" da parte del Nord o sono i meridionali ad essere troppo allarmisti e sospettosi?

Diciamo tranquillamente che un certo Nord è sicuramente prevenuto. Come i Napoletani hanno assorbito 150 anni di minorità indotta, così i non Napoletani hanno assorbito i pregiudizi inculcati da chi all'epoca volle inginocchiarli. La dinamica è correlata e le esasperazioni sono da ambo i versanti. All'accanimento spesso ingiustificato contro Napoli corrisponde una sorta di vittimismo a prescindere. Spesso ricevo segnalazioni e risentimenti condivisibili ma qualche volta anche lamentele prive di fondamento. Le cose vanno messe a fuoco con obiettività e non è sempre facile. Ma è certo che lo snobbismo settentrionale ci sia e sia anche forte. Napoli è temuta, all'estero l'Italia è vista come un'immensa Napoli, nel bene e nel male. E gli italiani cercano di enfatizzarne i mali per sotterrarne il bene. Studiando, ho individuato le cause dell'accanimento anti-napoletano, e le denuncia anche un maestro come Paolo Mieli quando dice che è dal Risorgimento che Napoli è vittima di un fortissimo pregiudizio, come se fosse un città del demonio, e ogni volta che ai piedi del Vesuvio accade qualche fattaccio comune a tutta la penisola lo si cerca di far passare per misfatto napoletano al cubo. Purtroppo in questo paese c'è una mentalità chiusa che non analizza i fatti, e non esiste neanche cultura diffusa. Alla mia analisi che è anche quella di un giornalista serio come Mieli, ma anche dell'intellettuale francese Jean-Noël Schifano e del critiico d'arte Philippe Daverio, si contrappone la sottocultura sociologica d'estrazione piemontese della sentenza sommaria di Giorgio Bocca secondo il quale Napoli è un cimiciaio senza salvezza. Questo deve far capire che allora come oggiAggiungi un appuntamento per oggi la musica non è cambiata e che chi come me guarda alla storia non guarda al passato ma lo analizza per capire il presente e migliorare il futuro. Dal 1973, negli stadi, ai Napoletani gridano "colerosi", ma in pochi si indignano o ricordano che quell'epidemia fu causata da dei mitili importati dalla Tunisia e che durò un mese, mentre la stessa epidemia perdurò per due anni a Barcellona. Eppure Napoli fu massacrata in quei giorni, e il marchio è rimasto.

Nei tuoi video, parli spesso del calcio, vedendolo come una sorta di rivalsa nel Sud nei confronti del Nord. E' così secondo te?

No che non lo è. Non possiamo illudere la gente che basti un grande Napoli a pareggiare le condizioni sociali rispetto alle città del Nord. Io parlo del Napoli da tifoso di Napoli, facendovi passare talvolta alcuni messaggi sociali. Il calcio non è più uno sport ma un fenomeno sociale, ovvero specchio della realtà. Sport sono il basket, la pallanuoto, etc., ma quando si parla di calcio non lo si può considerare solo uno sport vista l'immensa marea di danari e appassionati che vi si catapultano, e perchè sport non è più dal dopoguerra, quando finalmente Nord e Sud poterono confrontarsi anche sportivamente nella stessa categoria (ma non sullo stesso piano) e non come prima quando Torino, Genova e Milano si divertivano a chiamare campionato italiano una lega calcistica del nord. Il calcio è divenuto uno strumento del sistema per distrarre la gente dai problemi del paese, per far discutere al bar di rigore e fuorigioco anziché di signoraggio bancario e massoneria deviata. Così l'attenzione cala a beneficio dell'attesa dell'evento sportivo che tanto è più grande quanto è più forte la rivalità tra le fazioni rivali. E così nascono gli scontri, il razzismo, le offese.

Io, da grande tifoso del Napoli e di Napoli prima di tutto, cerco di "fregare" il sistema trattando di calcio non solo per passione autentica ma anche per sfruttare il grande seguito che il sistema vi ha conferito, in modo da recuperare maggiore attenzione e comunicare a quanta più gente possibile che tifare Napoli deve significare anche tifare per Napoli. I miei video sportivi non devono essere mai banali e devono contenere piccoli segnali, a volte espliciti e altre più subliminali, ma sempre all'insegna della Napoletanità migliore. Nessuna rivalsa sociale, dunque, ma il calcio può essere un grande veicolo di diffusione della nostra storia e della nostra cultura. Del resto, ascoltate i monologhi di meridionalismo applicato al calcio di De Laurentiis e vi accorgerete che non sono il solo a pensarla così. Poi ognuno può recepire o rifiutare pensando che sia sociologia spicciola.

Che riscontri di pubblico ha avuto la tua attività?

Molto confortanti. Ci sono tanti giovani che si sono avvicinati al Movimento che gode anche di una discreta attenzione dei media. In linea di massima ci sono tante persone che ne condividono la filosofia e me lo testimoniano le tante email di ringraziamento che ricevo, le tante segnalazioni partecipative, le migliaia di persone iscritte alle pagine di Facebook e Youtube. Certo, sono anche consapevole di avere degli avversari in chi non vuole che si affermino certe idee, ma non vivo nell'incubo di voler piacere per forza a tutti. La collaborazione con altri movimenti, la condivisione delle idee che è più ampia di quanto mi aspettassi e l'energia di alcuni ragazzi con i quali ho il piacere di avere a che fare rendono al momento il bilancio decisamente positivo.

Pensi che il Sud avrà la meglio sul Nord o auspichi che un giorno l'Italia diventi davvero un paese unito?

L'italia è un paese unito solo geograficamente. Che senso ha avuto crearla senza rispettare il Sud ma denigrandolo, invadendolo e depredandolo? Si è generata la questione meridionale in un Paese conflittuale che chissà per quanto ancora continuerà ad essere tale. Francamente non credo che si possa mai trovare una vera unità, è nella nostra storia il culto del "campanile". Siamo un popolo di guelfi e ghibellini e non valorizziamo le differenze per un confronto di culture ma le trasformiamo in pretesto di scontro. Del resto allo stadio passiamo più tempo ad offendere gli avversari che a sostenere i nostri. Quello italiano è un popolo scontroso.

Ma qualcosa cambierebbe se si avviasse un vero processo unitario, come quello posto in essere in Germania dove i più ricchi sono stati tassati a beneficio dei più poveri. Così Est ed Ovest sono diventate la Germania unita, e le differenze sociali sono sparite, insieme a quell'area di sottosviluppo ad oriente che avrebbe zavorrato l'occidente. Il nostro Nord è a forte trazione della Lega Nord che sta trascinando anche il settentrione nel baratro. Fingono di non sapere che senza investimenti nel Sud sottosviluppato anche il Nord industrializzato non avanza ma viene risucchiato a fondo. Danno in pasto ai loro elettori una deleteria propaganda elettorale secondo cui il Sud assorbirebbe risorse dal Nord, e il popolo leghista ci casca. In realtà la Lega fa gli interessi dei soli industriali del Nord perchè sa bene che dal Sud sale una marea di soldi derivanti dalla spesa per prodotti e servizi "made in Nord". Ecco perchè il vero obiettivo è il federalismo in salsa leghista. Ma così andremo a fondo insieme, e sta già succedendo, perchè se il potere di acquisto al Sud cala, calano le vendite dei prodotti industriali che sono del Nord. È il cane che si morde la coda.

L'unica maniera per salvarci è una verà unità federale sul modello teutonico. Ma se continuiamo a farci le guerre, nessuno vincerà e perderemo tutti; soprattutto il Nord perchè noi all'emergenza siamo abituati. Per far questo bisognerà rivedere anche il processo unitario, riconoscerne le ombre e restituire al Sud la sua dignità. Non è più possibile raccontare che il Sud è stato sempre inferiore, che i meridionali sono sempre stati degli "scamiciati", e che i Borbone di Napoli erano dei tiranni. Ecco perchè è importante parlare del passato, a costo di essere tacciati per nostalgici da chi vuole che tutto questo non accada. Ultimamente abbiamo chiesto all'UNESCO di rivedere la descrizione della storia di Napoli nella pagina ufficiale del nostro centro storico patrimonio dell'umanità, in cui si parlava di regime e tirannia borbonica. Hanno accolto l'istanza e, dopo una riunione interna, hanno cancellato la denigrazione figlia di una bugia risorgimentale, ringraziandoci per avergli sottoposto la questione. Questo in Italia non è possibile perchè le cose non devono cambiare. Il Sud deve restare al minimo, convinto di essere inferiore storicamente, privato di alcun vero investimento. Ciò che viene immesso arriva da fondi europei, talvolta dirottati altrove, e da fondi straordinari ma di misure ordinarie neanche a parlarne. Se poi la classe politica meridionale ci mette del suo sprecando, allora il quadro è completo.

Nessun commento:

Posta un commento