Un’Italia multietnica e con al centro un problema: il lavoro. L’occupazione standard è in calo: nel 2010 gli occupati erano 22.872.000, 153.000 in meno dell’anno precedente. Ma in un Paese in emergenza lavoro, ci sono delle retribuzioni che invece di restare stabili, aumentano. Nel 2010, rispetto al 2009, l’aumento degli stipendi contrattuali per dipendente a tempo pieno maggiore è stato registrato per la presidenza del Consiglio, con un +15,2%. Seguono gli operatori dei servizi a terra negli aeroporti (+5,2%) e i giornalisti,+4,7%. Dai dati Istat risulta che i dipendenti di Palazzo Chigi, tra il 2009 e il 2010, hanno visto aumentare la loro retribuzioni contrattuali del 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie), staccando di gran lunga tutte le altre categorie, sia pubbliche che private. Un vera e propria impennata, se si considera il rialzo medio, pari al 2,1%. In più, da uno studio della voce.info, emerge chiaramente che i parlamentari italiani sono i più pagati d’Europa: nel grafico si vede come esista una relazione lineare piuttosto precisa tra il Pil pro capite e gli stipendi dei parlamentari europei, con l’eccezione dell’Italia che si trova ben al di sopra della retta visibile in figura, costruita escludendola. Tale retta indica per l’Italia un valore di circa 51 mila euro (le linee tratteggiate mostrano il valore del Pil pro capite e il rispettivo stipendio atteso tramite la retta di regressione).
Lavoro - Il calo dell’occupazione per la componente italiana è controbilanciata dall’aumento dell’occupazione straniera (+183.000 unità). La quota di lavoratori stranieri sul totale degli occupati raggiunge il 9,1% (8,2% nel 2009). A diminuire sono esclusivamente gli occupati maschi, in particolare lavoratori dipendenti (-167.000 unita’). Il tasso di occupazione scende dal 57,5% del 2009 al 56,9% del 2010, valore che si mantiene ampiamente al di sotto della media Ue (64,2%). Per il terzo anno consecutivo aumentano le persone in cerca di occupazione: sono 2.102.000 (+8,1% rispetto al 2009). Il tasso di disoccupazione sale all’8,4% dal 7,8% del 209, quello di inattività al 37,8%, due decimi di punto in più rispetto a un anno prima. Nel 2010 ben quattro disoccupati su dieci risultano essere under trenta. A fronte, infatti, di un totale di 2,1 milioni di persone in cerca di occupazione i giovani disoccupati sotto i 30 anni sono 834 mila, ovvero il 39,7%. E’ l’Annuario Istat 2011, a delineare questo scenario del Paese.
Popolazione – Alla fine del 2010 l’Italia conta 60.626.442 residenti, circa 286.000 in più rispetto all’anno precedente. Questo incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+311.658 unità) che, pur in calo, neutralizza l’effetto negativo del saldo naturale (-25.544 unità). Le nascite segnano una nuova battuta d’arresto (dai 568.857 nati vivi del 2009 ai 561.944 del 2010), un risultato che risulta diffuso su tutta la Penisola. L’Italia continua ad essere un Paese con i “capelli grigi”: sei italiani su cento sono ultraottantenni. Gli stranieri residenti in Italia hanno superato quota 4,5 milioni, sono il 7,5% della popolazione totale e provengono per la maggior parte dall’Unione europea (29,2%), dall’Europa centro-orientale (24,0%) e dall’Africa settentrionale (14,9%). Si tratta per lo più di una popolazione giovane: quasi la metà dei cittadini stranieri ha un’età compresa fra i 18 e i 39 anni, mentre oltre uno su cinque è minorenne.
Spesa media – Le famiglie italiane hanno speso, in media nel 2010, 2.453 euro al mese, appena 11 euro in più dell’anno precedente (+0,5 per cento); ne consegue una sostanziale stabilità in termini reali della spesa per consumi delle famiglie”. Ci sono ovviamente differenze territoriali: sale, nel Nord, da 2.768 a 2.796 euro (+1,0 per cento), e nel Centro da 2.523 a 2.539 euro, con un incremento dello 0,6 per cento; nel Mezzogiorno, invece, scende da 1.898 a 1.882 euro (-0,9 per cento).
La spesa per generi alimentari e bevande si attesta su un livello leggermente superiore a quello dell’anno precedente (467 euro contro 461). Cresce l’acquisto di carne (+4,5 per cento), mentre continua a diminuire la spesa media mensile per oli e grassi. Diminuiscono le spese destinate agli altri beni e servizi: da 268 euro del 2009 a 253 euro del 2010 (la quota di spesa passa dall’11,0 per cento del 2009 al 10,3 del 2010). In particolare, si contrae, la spesa per la cura personale (parrucchiere, barbiere, centri estetici e simili), i viaggi, gli onorari dei professionisti, l’assicurazione vita e le rendite vitalizie. Diminuisce anche la quota di spesa per combustibili ed energia, aumentata nel 2009 a seguito di una stagione invernale particolarmente lunga e rigida (5,5 per cento nel 2009, 5,3 per cento nel 2010) Marcati aumenti si osservano per le spese di condominio e per i lavori di ristrutturazione, soprattutto ordinaria; anche le spese per l’acqua registrano un incremento legato all’aumento dei costi di erogazione del servizio.
Sanità - Il 71,1% della popolazione residente in Italia ha dato un giudizio positivo sul proprio stato di salute. La percentuale di persone che dichiarano di godere di un buono stato di salute è però più elevata tra gli uomini (75,1%) che tra le donne (67,2%). Calano le strutture sanitarie ma aumenta, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, l’assistenza domiciliare.
Università - Continua la flessione delle matricole nelle università italiane. I giovani iscritti per la prima volta all’università nell’anno accademico 2009/2010 sono circa 295.000, circa 1.200 in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%), a conferma della flessione delle immatricolazioni iniziata nel 2004/2005 che ha riportato il numero delle nuove iscrizioni a un livello prossimo a quello rilevato alla fine degli anni Novanta. Lo rileva l’Istat nell’Annuario statistico italiano 2011. La diminuzione, spiega l’Istat, riguarda i corsi di laurea del vecchio ordinamento (-25,9%) e quelli di durata triennale (-1,3%), mentre i corsi di laurea specialistica/magistrale a ciclo unico registrano un incremento del 6,5%. Nel complesso, la popolazione universitaria è composta da 1.799.395 studenti – valore sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente – con una mobilità territoriale piuttosto elevata.
Giustizia - Tra il 2008 e il 2009 i reati registrati nel nostro Paese sono diminuiti del 3,9%, a conferma di un trend discendente che – dopo il picco del 2007 – aveva visto una forte contrazione (-10,2%) nell’anno successivo. Ma la larga maggioranza (61,1%) resta opera di ignoti, mentre in un altro 18,8% dei casi viene disposta l’archiviazione a vario titolo e solo nel restante 20,1% dei casi si dispone l’inizio dell’azione penale a carico dell’indagato (o degli indagati). Cresce il ricorso alle misure alternative al carcere: alla fine del 2010 ne risultavano applicate 18.435, il 37,4% in più rispetto all’anno precedente. Le misure più utilizzate risultano l’affidamento in prova al servizio sociale (47,6%) e la detenzione domiciliare (31,2%).
FONTE: ilfattoquotidiano.it
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