lunedì 31 ottobre 2011

Intervista a Pino Aprile: Il Sud ha risorse e uomini nuovi, ma il rischio è che li fermino: come Falcone e Borsellino.



Aprile, il piú crudele dei revisionisti, ci racconta la rabbia del Sud

L'AUTORE DI TERRONl, BESTSELLER DELLA NUOVA STORIOGRAFIA ULTRA-MERIDIONALISTA, CI RIPROVA. E TORNA A SPARARE CONTRO LA LEGA, BOSSI E IL FEDERALISMO, CHE, DICE, IN REALTÀ È «FREGALlSMO»
di LUIGI IRDI - Il Venerdí de La Repubblica 28.10.2011
È la logica del buongustaio, Se una cosa è buona, uno ne vuole tanta. E Pino Aprile, autore del saggio meridionalista piú letto d'Italia, Terroni, se ne esce con altre 500 pagine. Giú al Sud (Edizioni Piemme), è il suo nuovo libro. Storia di una riscossa iniziata senza che nessuno ancora se ne sia accorto, ovvero, come il Mezzogiorno d'Italia salverà il nostro Paese da quegli sciagurati che lo vogliono fare a pezzi.


La dica tutta Aprile, lei vuole fare politica ed è un neo meridionalista e pure sovversivo.
«Effettivamente il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo mi ha proposto di diventare il perno di una federazione di movimenti e partiti del Sud».
Lo vede che ho ragione?

«Gli ho risposto che vorrei morire giornalista. lo sono giornalista da quando mi sveglio al mattino a quando mi addormento»,
Molto romantico. Ma si vede che le prudono le mani.
«Forse. Forse perché io la politica infame, lurida, razzista, schifosa, che ha ridotto l'Italia a un letamaio, la sento sulla pelle. Sono andato in giro dappertutto a presentare Terreni e i ragazzi mi chiedono: che dobbiamo fare adesso?»,
Che dobbiamo fare per cosa?

«Per aggiustare l'Italia, per risanare l'anima infetta di una parte del Paese. Il razzismo è un'infezione dell'anima»,
Lei pensa che siamo davvero messi cosí male?
«È un'infezione molto piú estesa di quanto si pensi».
Al Nord.
«Ma anche al Sud. È pieno di meridionali che se ne appropriano e riproducono le discriminazioni antimeridionalistiche».
La zona grigia. I sommersi e i salvati.
«In fondo sí, è lo stesso meccanismo di emulazione del carnefice descritto da Primo Levi nel Lager. Non c'è il filo spinato, ma ci sono barriere di altra natura, per esempio economiche. Nel libro racconto la storia del federalismo fiscale, una follia totale».
Eppure il principio è ineccepibile. Pago le tasse sul mio territorio e le uso sul mio territorio. Che c'è che non va?
«Se ha un paio di mesi liberi le spiego il meccanismo, ma basti dire due o tre cose. Primo, tutte le innumerevoli commissioni preparatorie del federalismo, parliamo di centinaia di persone, sono in mano al Nord. I meridionali non ci sono, esclusi da tutto, Ci sono solo settentrionali. I vertici, tutti nominati da Tremonti e Bossi».
Ma se è pieno di siciliani.
«Ah certo, come no! Le decisioni sul federalismo sono affidate anche a politici siciliani o della Val d'Aosta, regioni a statuto speciale in cui il federalismo non si applica. Ma guarda un po'».
Dica la seconda.
«La riforma si risolve con il trasferimento secco di un miliardo di euro dal Sud al Nord. E nessuno ricorda che già oggi, secondo la ragioneria dello Stato, il 43 per cento dei trasferimenti dallo Stato in periferia va al Nord. Centro e Meridione si dividono l'altra metà. È una immane fregatura).
Ne dica un'altra.
«I criteri di assegnazione dei fondi dallo Stato centrale si piegano sempre alle esigenze del Nord. Il primo criterio è che le regioni piú popolose, come la Lombardia, prendono piú soldi.
Sembra ragionevole. «Benissimo. Poi però il criterio si inverte quando arriviamo ai comuni. Bisogna premiare e incoraggiare quelli sotto i 500 abitanti. Putacaso il Piemonte ne ha 600 e la Puglia sei. Quindi per ogni euro che mandi in Puglia ne mandi sei in Piemonte. Carino eh? Non è federalismo, è fregalismo. Una trappola via l'altra per spaccare un Paese, che peraltro è già spaccato».
Ma è sicuro? Insomma, la Lega è un partito localistico, Bossi non fa piú nemmeno ridere, le ha viste lei le bandiere in Italia per il centocinquantenario, no? Forse non siamo messi cosí male.
«E lei li ha visti i treni al sud? Le strade? Gli aeroporti che, a parte qualche città sulla costa, non esistono mentre al nord ce n'è uno ogni 50 chilometri? La Lega sta solo tagliando l'ultimo filo».
Lei crede davvero al pericolo Lega.
«Sí. Non tanto per la forza della Lega quanto per l'assuefazione alle sue porcherie. Mentre noi ridiamo del Trota c'è un tizio, l'amministratore delegato di Finmeccanica che sta lavorando per portar via l'Alenia da Napoli e trasferirla in bocca a Maroni a Varese. Ma sí, portiamo qualche. altro centinaio di posti di lavoro nel Varesotto e rubiamoli alla Campania»,


Scusi ma i politici del Sud che fanno? Ronfano? Eppure nella nostra storia ce ne sono stati parecchi e importanti.
«I politici del Sud gestiscono potere ma non ne hanno»,
Mi faccia capire.
«Il Sud è una colonia interna. E cosa accade alle colonie? Vengono private dei loro beni e il territorio diventa mercato di beni prodotti altrove o riserva di braccia e cervelli. È un sistema che ha inventato la Gran Bretagna. Il personale dirigente di questo territorio gestisce potere che gli viene affidato. Se Ciriaco De Mita, allora potente presidente del Consiglio, avesse preso una decisione contro la Fiat, il giorno dopo il suo governo sarebbe caduto e tanti saluti. Tu non vai contro chi ti affida il suo potere».
Senza speranze.
«Al contrario, Ce ne sono moltissime. Il Sud salverà l'Italia. Per ragioni pratiche e per necessità. Chi è sottoposto a un giogo, quando il giogo diventa intollerabile, o scappa o reagisce e ribalta la situazione. Per 130 anni i meridionali sono scappati. Ora restano, e tornano. Al Sud c'è una sterminata quantità di giovani laureati ai massimi livelli che non trovano sbocchi, se non all'estero. Ma non se ne vanno. Si forma una classe sociale di altissima qualità e capacità ed è vicino il momento in cui si prenderanno ciò che spetta loro».
La rivoluzione?
«Dico che il Sud, nel silenzio colpevole del resto del Paese, sta producendo fenomeni, intellettuali, ìmprendìtoriali, culturali, che se non vengono fermati, rivolteranno questo Paese come un calzino»,
E chi dovrebbe fermarli?
«Il potere economico del Nord e la mafia del Sud, Il blocco di potere che tiene per la gola l'Italia da 150 anni»,
Difficile immaginare uno stop a mano armata.
«È già successo. Basta chiedersi cosa sarebbe oggi l'Italia se Chinnici, Falcone e Borsellino non fossero stati fermati. A mano armata».
Allora la speranza dove va a finire?
«La speranza sta nel fatto che la gente di questo Paese è per lo piú gente per bene. E non è detto dunque che si riesca a fermare questo fermento».
Cosa pensa lei di Umberto Bossi?
«Mi fa pena. È un uomo che non conosce la bellezza dei rapporti umani, con tutti gli umani. È un'anima misera»,
Tosto. E di Roberto Maroni cosa mi dice? Illeghista dal volto umano?
«Lo stesso. Sapendo però che lui è piú furbo di Bossi. Bossi ci è. Lui ci fa. Il che è ovviamente molto peggio».
LUIGI IRDI

Fonte: IL VENERDÍ DI REPUBBLICA

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A Roma aumento reati dell'8%

Sicurezza, dossier Anfp-Sole 24ore

Secondo il quotidiano e l'Associazione nazionale funzionari di polizia, nel 2010 borseggi, rapine e scippi 'trainano' la crescita. La Capitale al secondo posto per l'allarme dietro Milano. Spicca nei furti di auto (491 ogni 100 mila abitanti) e negli scippi (indice 41 contro una media Italia di 23,6)

Reati denunciati in aumento a Roma dell'8% nel 2010. Con borseggi, rapine e scippi che fanno impennare la crescita. E' il risultato dell'analisi dei trend della criminalità elaborato dal Sole-24 ore sui dati forniti dallAnfp, l'Associazione nazionale funzionari di polizia.

Ad aggiudicarsi il primato dell'allarme è Milano, che ha sia il maggior numero di delitti denunciati (275 mila) sia la maggiore incidenza sulla popolazione (6.948 ogni 100 mila abitanti). Per volumi complessivi la seguono altre grandi città, come Roma, Torino, Napoli (tutte sopra quota 125 mila).

La Capitale, scrive il Sole, ha poco da rallegrarsi: se sta dietro a Milano per volumi e incidenza, deve però vedersela con un incremento dei delitti denunciati nel 2010 pari all'8% circa (Milano segna solo un +0,2%). A far peggio, come variazione, sono solo L'Aquila, Matera, Latina, Palermo, Ascoli Piceno e Lodi (realtà però a bassa incidenza di reati).

Anche nella parte alta delle singole tipologie di reato le due grandi non mancano: Milano, ad esempio, è terza dopo Lucca e Pavia per la piaga dei furti in casa (486 ogni 100 mila abitanti contro una media nazionale di 280), e seconda per borseggi (indice 524, il triplo rispetto alla media).

Roma invece spicca nei furti di auto (491 ogni 100 mila abitanti) e negli scippi (indice 41 contro una media Italia di 23,6). Ma che siano necessarie politiche di intervento lo dice il trend che penalizza soprattutto la Capitale. Infatti l'aumento dei furti in casa è stato pari
al 12% a livello nazionale, ma ha superato il doppio (+26%) a Milano e a Roma (34esimo posto nella relativa classifica).
I borseggi invece a Milano appaiono in calo (-11%), mentre a roma sono saliti del 27%. Stesso andamento per rapine e scippi: in calo a Milano rispettivamente del 4% e del 10%, ma entrambe in crescita di circa il 20% a Roma.
di PAOLO BOCCACCI
 
FONTE: sole24ore

Se Pino Aprile canta Fratelli d’Italia

La tesi di Terroni di Pino Aprile e l’antitesi di Terronismo di Marco Demarco per la prima volta si sono incontrate, (civilmente) scontrate e ne è venuta fuori la classica sintesi che dice: l’Italia del XXI secolo o sia fa con il Sud o non si fa. Certo, Aprile, che gioca a fare l’ingenuo  – “Io sono un ingenuo: credo a ciò che leggo” -  “coccola” il Sud, mentre Demarco, che dichiara apertamente che un giornalista ha il dovere di essere sospettoso se vuole capire, “frusta” il Sud. Tra coccole e frustate non c’è via di mezzo, a meno che non ci si ritrova in un bella sala di un palazzo di fine Ottocento a Sant’Agata dei Goti affollata da giovani che aprono e chiudono il confronto tra i due giornalisti ascoltando l’inno nazionale.
Ha iniziato Aprile spiegando che il successo di Terroni è scaturito dal fatto che “i lettori c’erano già prima e il libro li ha solo incontrati per raccontare loro la loro storia”. Ha continuato raccontando la storia di Pontelandolfo, della siderurgia calabrese pre-unitaria, dell’emigrazione e dell’economia nord-centrica. La palla è passata a Demarco che ha a sua volta spiegato perché “tu, caro Pino, sei riuscito dove altri hanno fallito: hai messo insieme per la prima volta i neoborbonici con i marxisti e con i cattolici che erano sì tutti accomunati dall’anti-risorgimento ma erano pur divisi”. E proprio il denominatore anti-risorgimentale è ciò che accomuna i leghisti che rivalutano i briganti e i sudisti che se la prendono con i piemontesi. “Una volta  – ha raccontato il direttore del Corriere del Mezzogiorno -  all’attuale ministro Maroni è stata rivolta la seguente domanda: ma lei tra il re Vittorio Emanuele II e il brigante Musolino chi butterebbe giù dalla torre? E il ministro leghista, memore forse della lezione del professor Miglio che aveva gli scaffali della sua biblioteca piena di testi dedicati al Mezzogiorno borbonico e al brigantaggio, rispose senza indugi: butteri il re e salverei il brigante”.
Questa visione della storia d’Italia, che è allo stesso tempo sudista e nordista, è l’esatto capovolgimento della nota frase di Massimo D’Azeglio che tutti noi impariamo a scuola, quella stessa scuola nei cui libri di testo  – dice Aprile -  “non c’è neanche un rigo sui morti di Pontelandolfo”. Bene, se D’Azeglio diceva “l’Italia è fatta, ora dobbiamo fare gli italiani”, il capovolgimento di questa cultura risorgimentale è “gli anti-italiani sono fatti, ora si tratta di disfare l’Italia”. Ma proprio qui c’è la sorpresa, ossia l’incontro tra Aprile e Demarco: la secessione sia che venga dal Nord, sia che venga dal Sud è un danno per tutti. “Noi siamo italiani e anche se non lo volessimo lo siamo lo stesso  – ha detto Aprile -  però è bene che i vinti e i morti del Sud siano riconosciuti anch’essi come padri della patria”. Tesi, questa, che Demarco accoglie “proprio perché l’unità nazionale è un valore per tutti: in 150 anni sono accadute cose straordinarie nel mondo e l’Italia, che è rimasta unita, è cresciuta tutta”. Tuttavia, le divergenze emergono quando ci si pone questa domanda: “Perché dopo 150 anni il Sud è diverso dal Nord?”. Qui le strade di Terroni e di Terronismo si dividono: il primo tende a dare risposte più rassicuranti  – le “coccole” -  ed a individuare avversari o nemici esterni al Mezzogiorno che hanno fatto sì che “gli italiani del Sud diventassero meridionali”; il secondo invece invita a “non rincorrere favole né a crearsi alibi” perché fino a quando “non faremo i conti con noi stessi e con la nostra classe politica e dirigente il Mezzogiorno continuerà a spopolarsi: non è attraverso l’auto-assoluzione né attraverso l’anti-leghismo che passa la crescita del Mezzogiorno”. Le distanze tra Terroni e Terronismo rimangono, ma la discussione tra gli autori chiarisce che cos’è, cosa può e cosa deve il Sud.
FONTE: Corriere del Mezzogiorno del 30 ottobre 2011

Rifiuti, a Parma pronti a prendere esempio da Napoli

Rifiuti, a Parma pronti a prendere esempio da Napoli
Rifiuti, a Parma pronti a prendere esempio da Napoli


Rifiuti, a Parma pronti a prendere esempio da NapoliL'Associazione Gestione Corretta Rifiuti critica le scelte del Comune di Parma relative ai costi dello smaltimento della spazzatura e loda la scelta di Magistris ricaduta sull'Olanda

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Chi lo avrebbe mai detto che nella civile ed ordinata Parma ci fossero comitati di cittadini pronti a chiedere ai propri poltici di prendere esempio da Napoli per lo smaltimento dei rifiuti? La città partenopea, tanto vituperata nel Nord Italiaper la questione spazzatura, dopo pochi mesi dall'insediamento della nuova giunta comunale, sembra addirittura diventata un "modello" da cui attingere, per organizzare la raccolta dell'immondizia, sia dal punto di vista ambientale che da quello dei costi.

Ad evidenziare la questione, con dovizia di particolari, ci ha pensato l'Associazione Gestione Corretta Rifiuti di Parma.

"Il comune di Parma paga ad Iren 160 euro per ogni tonnellata di rifiuti indifferenziato da smaltire prodotto dai cittadini da avviare a discariche o inceneritori. Il comune di Napoli per gestire l'emergenza di oggi e smaltire le tonnellate di rifiuti accumulate nei tempi recenti, ha concluso accordi con un consorzio di aziende olandesi con il pagamento di 109 euro a tonnellata incluso il trasporto via nave, con considerevoli risparmi rispetto alla gestione in loco. Nel frattempo gli inceneritori olandesi sono a caccia di rifiuti in giro per l'Europa e il costo di smaltimento negli impianti è sceso a 40 Euro a tonnellata, praticamente un quarto di quanto paghiamo qui a Parma. Fame di rifiuti ce l'hanno anche in Danimarca dove negli inceneritori di Nykobing e Falster sono costretti ad importare monnezza dalla Germania per far funzionare la rete di teleriscaldamento delle 2 cittadine", si legge sul sito ufficiale dell'associazione emiliana.

La foto sottostante, tratta dal sito dellaGCR, spiega nel dettaglio con un prospetto numerico, la differenza di costi tra il comune ducale e quello partenopeo:


FONTE Napolitoday.it

Al Nord evasione fiscale alle stelle, Tremonti risponda

Da anni siamo abituati a sentire che il Sud è ladrone, ci sono troppi furbi e l’evasione fiscale dal Garigliano in giù è da brividi.  Al Nord, patria di produttività e moralismo, va tutto bene? Secondo Salvo Fleres, senatore del Grande Sud, no.  Il parlamentare ha presentato una interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri e dal ministro dell’Economia per sapere se “corrisponde al vero che nel nostro Paese la percentuale dell’evasione fiscale nel 2011 è cresciuta del 13,1 per cento, ovvero se l’evasione al Nord raggiunto il 58,5%, mentre al Sud si limita al 19,3 per cento”. L’atto ispettivo parlamentare di Grande Sud intende conoscere, inoltre, “quali provvedimenti siano stati adottati al fine di ottenere il corretto pagamento delle imposte, per elevare l’entità dei controlli anche attraverso una accurata verifica tra i livelli di produzione e quelli di fatturazione delle materie prime e dei prodotti finiti, nonché il rapporto tra prodotto lavorato e rifiuti smaltiti”.
“I dati della ricerca effettuata dalla KRLS Network of Business Ethics per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani parlano chiaro – sottolinea l’esponente del movimento arancione -, il governo deve fare chiarezza e indicare le strategie per contrastare questo perverso fenomeno che, nonostante riguardi per larghissima parte il Nord, danneggia l’intero sistema economico e produttivo del nostro Paese. Per spazzare via illazioni e falsi luoghi comuni – conclude Fleres – è giunto il momento di compiere una vera e propria operazione verità sui livelli territoriali di evasione, solo così sarà possibile porre le basi per una seria e incisiva azione di contrasto”.


FONTE: ilsud.eu

Padani terroni

L’Europa ha fatto fare al brianzolo Silvio Berlusconi e al varesotto Umberto Bossi la figura dei veri terroni (e a tutti noi con loro). Intendendo per “terrone” la demenziale tipologia antropologica propagandata per decenni da un nordismo a fumetti: inaffidabile cacciaballe, tappetaro tirapacchi; magari patetico seduttore da balera. Insomma, proprio come il duo padano Bebé-Bobò.

Pena del contrappasso? Molto più semplicemente l’ennesima verifica che aveva proprio ragione Indro Montanelli quando diceva: “Ognuno è un po’ il fascista di un altro” (e, nel caso in questione, la terronità sostituisce il riferimento al “Bieco Ventennio”). Mi viene in mente l’episodio di un amico di Treviso, innamorato di una bella ragazza di Bolzano, che quando la chiese in sposa si sentì rispondere dai di lei genitori che “non volevano meridionali in casa”!

Fatto sta che il tandem umoristico che oggi guida il nostro Paese ci ha riportato agli anni tristi e grigi prima del Miracolo Economico, quando gli emigranti varcavano le Alpi con le valige di cartone tenute assieme dagli spaghi e i ristoranti belgi o svizzeri esibivano cartelli con su scritto “vietato l’ingresso agli italiani”. Questo il bel risultato dell’aver ridotto la politica nazionale al nobile (?) gioco delle “tre carte” (o – se vi piace di più – delle “tre tavolette”); dell’aver consegnato la rappresentanza nazionale a personaggi comici, che con le loro spacconate da Commedia dell’Arte fanno ridere più dei classici Totò e Peppino nella gag col Ghisa in piazza del Duomo a Milano.

Del resto la fisiognomica parla chiaro: Bossi sembra da sempre nordico quanto un bracciante della Sila; Berlusconi, infagottato in quei doppiopetto troppo larghi che lo trasformano in una scatola da scarpe, non sai più se sia il premier o l’imitazione del compianto Oreste Lionello che imita Silvio Berlusconi. E tutto questo con l’accompagnamento della paccottiglia padana di cui si circondano: le ampolle del dio Eridano, il biscione visconteo… Ridicole caricature di una simbologia acchiappacitrulli.

Purtroppo per noi, in Europa ormai sono vaccinati contro i trucchetti maldestri dei magliari venuti dal Sud, stanno in guardia e non se la bevono più. Anzi, si divertono con aria di sufficienza nel vederli ballare la tarantella davanti all’uscio delle loro case, suonare il mandolino e cantare O sole mio vestiti da gondolieri. Per poi passare col piattino a incassare l’obolo di qualche soldarello. Sicché, quando gli spettatori li irridono (vedi Angela Merkel e Nicolas Sarkozy), pretenderebbero vittimisticamente la nostra solidarietà nonostante il discredito che ci hanno causato.

Che vergogna. Ormai i nostri connazionali che pur lavorano con profitto all’estero, quando arrivano le ultime notizie dalla Berlusconia Saudita, cercano di camuffare la loro origine. Conosco il caso di un italiano a Londra che, in tali frangenti, si mette a parlare niente meno che portoghese.

In questa Italia terronizzata dai padani ci vorranno decenni per riprenderci. Certamente dal punto di vista economico, ma anche sotto il profilo dell’immagine, della serietà. Ci vorranno ben altri portavoce per recuperare questa catastrofe di credibilità. Forse bisognerebbe ricorrere a qualche uomo del Sud, per farlo.

Magari un napoletano all’Eduardo, per l’aplomb signorile, o uno di Molfetta alla Gaetano Salvemini, per il rigore morale.

FONTE ilfattoquotidiano.it

DEGLOBALIZZARE PER SOPRAVVIVERE


Alle primarie socialiste francesi Arnaud Montebourg, 48 anni, che rappresenta la sinistra del partito, ha preso il 17% dei voti proponendo la deglobalizzazione attraverso il ritorno a un forte protezionismo.

Mi fa piacere perché è quanto vado proponendo, nei miei libri e col mio micromovimento cultural-politico, Movimento Zero, da una quindicina d’anni (un tema che, incidentalmente, avevo ripreso, sia pure in estrema sintesi, nello scorso Battibecco), anche se io parlo di autarchia europea, Montebourg, più prudentemente, di protezionismo, ma sostanzialmente si tratta della stessa cosa.

Il successo di Montebourg significa che una parte della base della sinistra francese comincia a rendersi conto degli effetti devastanti della globalizzazione e della mondializzazione (anche se si tratta di due concetti diversi: il primo è economico e riguarda la “reductio ad unum” dell’intero esistente al modello di sviluppo occidentale; il secondo la tendenziale unificazione del mondo in un unico Stato, a guida americana, naturalmente), terreno finora coltivato da nicchie culturali di destra.

È un programma, quello di Montebourg, che se non altro ha il pregio della diversità. In Italia siamo invece all’encefalogramma piatto. Il dibattito politico si riduce all’eterna diatriba tra berlusconiani e antiberlusconiani che ha finito per stancare tutti, almeno quelli che non si sentono di appartenere a nessuna di queste due squadre.

Intendiamoci, il discorso della legalità è importante: è il minimo comun denominatore perché una comunità possa tenersi insieme. Ma non basta. Epperò anche le rare volte che destra e sinistra escono dalla zuffa permanente non fanno che riproporre le solite, muffe, ricette, la crescita, la modernizzazione, insomma l’adesione acritica al paranoico modello del produci-consuma-crepa che è anzi diventato un ancora più demenziale consumare per produrre.

Anche se gli attuali esponenti della destra e della sinistra sono delle mediocri banalità, le ragioni di queste loro incapacità di uscire da quello che viene chiamato il “pensiero unico”, sono tutt’altro che banali. Marxismo e liberismo, destra e sinistra nelle loro varie declinazioni sono in realtà due facce della stessa medaglia: la Modernità. Sono entrambi figli della Rivoluzione industriale, illuministi, ottimisti, positivisti, economicisti, hanno entrambi il mito del lavoro (per Marx è “l’essenza del valore”, per i liberisti è esattamente quel fattore che, combinandosi col capitale, dà il famoso “plus valore”) e si sono illusi che industria e tecnologia avrebbero prodotto una tale cornucopia di beni da rendere felici tutti gli uomini (Marx) o quantomeno la maggior parte di essi (i liberisti). Questa utopia bifronte è fallita.

Io vedo marxismo e capitalismo come due arcate di un ponte che si sono sostenute a vicenda per due secoli e mezzo. Il crollo del marxismo prelude quindi a quello del capitalismo il cui sgretolamento sta avvenendo sotto i nostri occhi e alla cui fine ci aspetta una catastrofe planetaria. Ma gli stanchi epigoni del capitalismo e di quel che resta del marxismo non sono in grado di mettere in discussione radicale la Modernità, perché categorie di destra e di sinistra della Modernità sono nate, nella Modernità si sono affermate, e quindi non possono recidere le proprie radici anche se tutti vedono che sono già marce e che, se non si cambia rapidamente direzione, l’albero cadrà da solo.








Fonte: www.ilfattoquotidiano.it




domenica 30 ottobre 2011

Pino Aprile racconta LA RABBIA DEL SUD

Anche noi avevamo notate che mancasse qualche personaggio su Giù al Sud !!!

.... su Mimmo Cavallo, Roberto D'Agostino e come è nato lo spettacolo “Terroni” ho scritto 3/4 di pagina, per spiegare come è nato, con quali coincidenze e intenti (per via, anche, dei “noti precedenti” di mimmo, che è stato un anticipatore). Ho poi deciso di spostare quel blocco, in un capitolo successivo, in cui sarebbe apparso più coerente. e quando ho letto il tuo messaggio, sono andato a cercare in quale pagina del libro, per dirti che ti sbagliati. invece, hai ragione: non ho mai fatto copia-e-incolla nell'altro capitolo. ho inviato un messaggio a mimmo, ho telefonato a roberto. se c'è un modo per rimediare (non lo so ancora) nelle nuove edizioni, lo farò. in effetti, è una omissione, per quanto involontaria, grossa. accade agli umani... me ne scuso con i miei amici. e grazie per avermelo segnalato.

FONTE: Pino Aprile on Facebook

www.sannio.tk

Il nostro blog ufficiale del Partito del Sud Gruppo Sannita aggiunge un nuovo indirizzo sul web: sannio.tk

Terroni All that has been done to ensure that the Italians of the south became "Southerners"

La vera storia della moglie di Bossi, baby-pensionata a 39 anni per mettersi in affari con il governo

Ieri alla Camera è successo il finimondo. Urla, insulti e pugni tra i deputati del Popolo delle Libertà e di Futuro e Libertà. La scintilla è stata l'accusa del presidente della Camera Gianfranco Fini nei riguardi della seconda moglie di Umberto Bossi di essere andata nel 1992 in pensione a soli 39 anni.
I leghisti hanno cercato di difendere l'indifendibile, affermando che la signora Manuela Marrone ha semplicemente usufruito della legislazione all'epoca in vigore.
L'ex maestrina in verità non ha scelto di andare in pensione per poter vivere tranquillamente al fianco del marito, con i quindicimila euro al mese che lui "guadagna" in parlamento da 24 anni, dall'ormai lontano 1987. Non si è accontentata di piazzare il poco istruito figlio Renzo, per due volte bocciato all'esame di maturità, nel consiglio regionale della Lombardia.
No. La signora Morrone ha intuito subito come con la parificazione scolastica era possibile fare molti più soldi di quelli che percepisce un qualsiasi insegnante statale.
Ha messo così in piedi una bella scuola privata a Varese, la scuola paritetica Bosina, e casualmente, malgrado i tagli e i sacrifici che Berlusconi e Tremonti pretendono da tutti gli italiani, ecco spuntare 800.000 euro dal "Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione e lo sviluppo del territorio" del ministero dell’Economia, destinati all'ampliamento e la ristrutturazione di uno specifico immobile scolastico privato: la scuola paritetica Bosina.
E vissero tutti felici e contenti, padre, madre e figlio, a spese dei contribuenti!
 
FONTE: isegretidellacasta.blogspot.com

venerdì 28 ottobre 2011

Pino Aprile al Calabria Day…l’intervista

"E' stato vedere come una serie di rivoli, di piccoli corsi d'acqua che si ignoravano a vicenda (o della cui esistenza la maggior parte della gente non ne sapeva niente), si stanno unendo, si incontrano e diventano un corso d'acqua già molto importante. Quest'acqua può buttare giù parecchie barriere (di pregiudizio, di ritardi), che sembrano condannare la Calabria."

Così Pino Aprileriassume l'esperienza del Calabria Day, che lo ha visto moderatore della sessione "Sport e impegno nel sociale", una delle tante discussioni tematiche succedutesi durante la mattinata. Ma Pino Aprile si spinge oltre: "Mentre tutti guardano al Nord, per capire che cosa sarà domani l'Italia, il sospetto forte che ho è che quello che sarà domani l'Italia lo sta decidendo il sud. E nel sud, più ancora che la Sicilia e la Puglia, lo sta decidendo la Calabria, la regione meno studiata, ma quella forse dove stanno succedendo più cose."

Perché secondo Lei il nord fa notizia solo nel bene e il sud solo nel male? Qual è il meccanismo che scatta? E come si può, se si può, rompere questo meccanismo?

Il meccanismo c'è, esiste, perché è stata creata una divisione di ruoli tra Nord e Sud: questi ruoli vedono un Nord vincente e un Sud perdente, un Nord riconoscibile solo nel bene e un Sud riconoscibile solo nel male. Tant' è che vengono considerate eccezioni sia il male nel nord che il bene nel sud. In realtà, essendo entrambe due regioni contigue, abitate dalla stessa specie, homo sapiens sapiens, tutto questo non è altro che una costruzione culturale, psico-sociale. Riconoscerla la distrugge e rende queste due popolazioni contigue esattamente come in realtà sono, cioè simili.

FONTE strill.it

Traditori di uomini e traditori di idee

 E’ il caso di annotare che nel periodo napoletano Garibaldi prese il titolo di “Dittatore delle due Sicilie”. Questa circostanza destò enormi preoccupazioni a Torino, dove tutto si misurava col metro dell’inganno, sulle vere intenzioni del Generale, temendosi la proclamazione della Repubblica e un colpo di testa del Dittatore subornato dagli accorsi Mazzini e Dumas.

 In realtà Garibaldi avrebbe voluto detenere, ben oltre la data dei Plebisciti, un’ampia ed autonoma Dittatura delle Sicilie per sondare la possibilità di una azione su Roma o infiltrarsi e provocarvi moti annessionisti. Non era certo intenzionato a rimanere Dittatore delle Sicilie. Ne è prova incontestabile il secondo Decreto dato a Napoli nelle stesso giorno della presa del potere, Decreto con il quale Garibaldi dispone l’aggregazione immediata alla squadra navale di VITTORIO EMANUELE di tutta la marineria, sia da guerra che mercantile, delle Due Sicilie.

 

Napoli, 7 Settembre 1860

ITALIA E VITTORIO EMANUELE

IL DITTATORE DELLE DUE SICILIE

Decreta

Tutti i bastimenti da guerra e mercantili appartenenti allo Stato delle Due Sicilie, arsenali, materiali di marina, sono aggregati alla squadra del Re d'Italia VITTORIO EMANUELE, comandata dall’Ammiraglio Persano.

Il Dittatore

G. GARIBALDI.

 Questo titolo Egli utilizzò da subito nel primo Decreto del 7 settembre, dato in merito alla nomina di Ministri e Direttori dei Dipartimenti, con il quale confermava il famigerato Don Liborio Romano, in stretti rapporti con la camorra, “Al suo posto del Ministero dell'interno”.

 Procede e non fa sconti il Generale e diventa il primo dei pentiti dell’unità fatta male, ma soprattutto pentito di aver regalato l’Italia ai Savoia.

“Frattanto (8 settembre) ogni sollecitudine era spinta sino al ridicolo dagli aspiranti al merito di propaganda e d’intrighi per la Monarchia - messia, cioè Sabauda, che avean usato i più ignobili e gesuitici espedienti per rovesciare Francesco II e sostituirlo.

 Tutti sanno le mene d’una tentata insurrezione, che dovea aver luogo prima dell’arrivo dei Mille e per toglier loro il merito di cacciar i Borboni; ciocchè poteva benissimo eseguirsi, se la codardia non fosse l’apannagio dei servi.

 Non ebbero il coraggio d’una rivoluzione i Sabaudi fautori, ma ne avevan molto per intrigare, tramare, sovvertire l’ordine pubblico, con delle miserabili congiure e delle corruzioni fra i mal fermi servi della dinastia tramontante. E quando nulla avean contribuito negli ardui tempi della gloriosa spedizione, oggi che si avvicinava il compimento dell’impresa la smargiassavano da protettori nostri, sbarcando truppe dell’Esercito Sardo in Napoli (per assicurare la gran preda s’intende) e giunsero a tal grado di protezionismo da inviarci due compagnie dello stesso esercito, il giorno dopo la battaglia del Volturno, cioè il 2 Ottobre.

 Era bello veder i Regi settentrionali usar ogni specie di fallace ingerenza, corrompendo l’esercito borbonico, la marina, la corte, servendosi di tutti i mezzi più subduli, più schifosi, per rovesciare o meglio, dare il calcio dell’asino a quel povero diavolo di Francesco, che finalmente era un re come gli altri, con meno delitti, senza dubbio, per non aver avuto il tempo di commetterne, essendo giovane ancora. E rovesciarlo per sostituirvisi e far peggio!”

 Garibaldi poi getta luce sul suo frettoloso ritorno a Palermo e sulla sua contrarietà al Plebiscito, o almeno sui tempi di esso, che interferivano col suo progetto di conquistare Roma.

 “Anche a Palermo, com’era naturale, tramavano i fautori della monarchia sabauda e gettavano contro i Mille la diffidenza delle popolazioni, spingendola ad una annessione intempestiva. Essi mi obbligarono di lasciar l’esercito sul Volturno, alla vigilia di una battaglia, per recarmi nella capitale della Sicilia a placare quel bravo popolo suscitato dai Cavoriani agenti”.

 Il pentimento di Garibaldi su come venne fatta l’unità, lo si percepisce a pieno quando commenta la vicenda dei Plebisciti (citandola direttamente o indirettamente), è furente: le parole che utilizza nel 1870, lo mettono a rischio della vita:

 “La libertà poi, è un ferro a due fendenti. L’autocrate è il più libero degli uomini e della libertà si serve generalmente per nuocere. Il proletario, che più d’ogni altro abbisogna di libertà, quando giunge a possederla, la prostituisce o la trasforma in licenza.

 Voi mi direte che foste ingannati, uomini del popolo, quando vi corruppero; quando vi fecero gridar Viva la morte! E quando vi condussero a gettar nell’urna il vostro voto per un ladro, un servile od un tiranno! Ma voi vi lasciaste condurre, perversi!”

 Ma ancor più palese è l’accusa di inettitudine, chiaramente manifestata, che rivolge ai Savoia. Garibaldi dunque si accorse subito dopo l’unità di aver a che fare con personaggi altamente inaffidabili e con un Re che solamente fingeva di liberaleggiare ed al quale delle popolazioni meridionali poco importava, se non lo sfruttamento.

 La rivoluzione siciliana quindi è alimentata e guidata da Garibaldi, un uomo che ancor prima di partire da Quarto, era già sceso a compromessi con le sue idee repubblicane ed anticlericali in nome dell’Italia unita. E dopo averle tradite, si accorge che è stata tradita quell’idea dell’Italia che lo aveva ispirato e costretto a compromettersi con tali personaggi da operetta: il fallimento politico e umano è totale e l’amarezza traspare ad ogni parola insieme alla delusione.

 L’impresa garibaldina è connotata dal tradimento: tradito Francesco dai suoi generali e dall’affettuoso cugino che nega di aiutare Garibaldi, ingannato il popolo dai proclami del Dittatore e infine, ironia del destino, tradito dai suoi registi perfino il Condottiero.

 L’epilogo dello scritto è eloquente quanto disperato: “Tutte le cariatidi della Monarchia, come i primi, consueti al dolce far niente ed a nuotare nell’abbondanza, oggi piegando la schiena al lavoro.

Non più leggi scritte. Misericordia! Grideranno tutti i dottori dell’Universo, oggi obligati anche loro a menar il gomito per vivere. Finalmente una trasformazione radicale in tutto ciò che abusivamente chiamavasi civilizzazione e le cose non andavano peggio! Anzi scorgevasi tale contentezza sul volto di tutti e tale soddisfazione, per il nuovo stato sociale, ch’era un vero miracolo!

 Era però un sogno! Io mi svegliai beneficato certamente dalla visione; amareggiato però, subito dopo, dalla nauseante realtà della Società odierna.

 E cercai quindi, addolorato, di ripigliare la strada dell’isolata e deserta mia dimora.”

 Garibaldi che venne in Sicilia al grido di “Italia e Vittorio Emanuele”, primo fautore dell’unità nazionale savoiarda, è il primo ad ammettere il fallimento del processo unitario e l’incapacità dei Savoia di realizzare la Nazione degli italiani, la loro Patria futura. Ma ormai è tardi, il giorno del Generale è finito ed il sole dell’ideale non illumina più il suo Astro.

 L’anima della Sicilia attende da secoli, arsa come la zolla solcata dal caldo d’agosto, una goccia di giustizia. Attende il fremito d’ali di una farfalla, un battito unisono dei cuori dei suoi figli che spezzi le catene della sua storia … prima che il giorno finisca.

FONTE italiainformazioni.it

La polemica coi repubblicani, il coltello nella schiena: i pupari all'opera

 La polemica coi repubblicani

Aperta e senza mezzi termini la polemica con i repubblicani, che mostra una certa confusione politica:

“Io ho sempre inteso per Repubblicani i propugnatori dei diritti dell’uomo contro la tirannide, e tali eran certamente i Mille ed i loro valorosi commilitoni del 60. Ciò sia detto spero per l’ultima volta, a confutazione di quei dottrinari (massime mazziniani) che voglion oggi far monopolio dell’idea Repubblicana come se ne fossero essi gl’inventori, come se non fossero mai esistite Repubbliche, e che hanno sempre l’aria di non volermi perdonare la spedizione di Marsala, di non avervi proclamato la Repubblica e di non averla proclamata in altre occasioni in cui mi sono trovato in comando”.

 Si noti l’ossimoro politico dei “garibaldini repubblicani” come il loro capo, che consegnano il Regno da una monarchia all’altra. Un’ingenuità politica che ben rappresenta una certa “confusione”, che spesso ha connotato le scoordinate azioni del Generale.

 

Non meno violento è l’attacco al Governo ed al Parlamento italiano e solo la fama d’eroe internazionale ed i meriti acquisiti con l’unità, e forse la paura di una rivolta, possono aver salvato, ancora una volta, Garibaldi dal carcere se non dal patibolo:

 “Vi sono molti birbanti nel mondo, massime tra i popoli ove domina la corruzione del prete e della tirannide. Ivi si perviene ai gradi, agli onori, all’agiato vivere a forza di bassezze, di umiliazioni e di servilismo; quindi l’onestà non è merito, ma lo è l’adulazione e la flessibilità della schiena e della coscienza.

Fra cotesti birbanti, alcuni onesti o sono impercettibili nella folla o sono tenuti in diffidenza, per il scetticismo che invade le moltitudini sì sovente ingannate. Eppure io conosco degli onesti che potrebbero migliorare la condizione umana, se non vi fossero tanti pregiudizi e tante dottrine.

 Ma come si deve aver fede in cinquecento individui, la maggior parte dottori (… han fatto prova così cattiva fin’ora nei Governi e nei parlamenti da far disperare di loro) e la maggior parte venali, uomini che vengono su dalla melma ove li condannarono la dappocaggine e sovente il vizio; vengono su, dico, a forza di cabale e di favoritismo e si siedono sfacciatamente tra i legislatori d’una nazione coll’unico interesse individuale e disposti sempre a sancire ogni ingiustizia monarchica, coonestando così gli atti infami di governi perversi, che senza quella ciurma di parassiti, avrebbero responsabilità dei loro atti, mentre con parlamenti servili, essi sono despotici e compariscono o si millantano onesti.

 Questi cinquecento fra cui v’è sempre qualche buono, disgraziatamente, si usano come governanti nelle monarchie non solo nei governi imposti, ma pure nei paesi, ove la caduta delle monarchie, come in Ispagna e in Francia, ha lasciato le nazioni padrone di loro stesse … E perchè non scegliere un onesto solo per capitanare la nazione e con voto diretto ? Non è più facile trovarne uno che cinquecento?”

 

Queste affermazioni sulla utilità della Dittatura, nel senso del diritto romano, ovvero scelta dal popolo, è ridondante in tutto il testo: non è inverosimile scorgervi il dubbio postumo di Garibaldi, che sarebbe stato meglio tentare la via di una Dittatura elettiva delle Sicilie.

 Il coltello nella schiena: i pupari all'opera

 Poi Garibaldi si toglie il macigno che gli sta sul cuore da dieci anni e attacca direttamente Vittorio Emanuele e la sua incapacità di realizzare quell’idea di un’Italia Patria vera degli italiani, alla quale il Generale aveva sacrificato perfino la coscienza e infine l’anima, vendendola al diavolo.

 “Il nido monarchico (Napoli) venne occupato dagli emancipatori popolani ed i ricchi tappeti delle reggie furon calpestati dai rozzo calzare del proletario.

Esempi questi che dovrebbero servire a qualche cosa, almeno al miglioramento della condizione umana, che non servono, per l’albagia e la cocciutaggine degli uomini del privilegio, che non si correggono nemmeno quando il leone popolare, spinto alla disperazione, li sbrana con ira selvaggia. ma giusta e sterminatrice!

 I Napoletani, come i Siciliani, non secondi a nessun popolo per intelligenza e coraggio individuale, furon quasi sempre mal governati e sventuratamente molte volte con sul collo dei governi stranieri che solo cercavano di scorticarli e tenerli nell’ignoranza. Ai pessimi governi devesi quindi attribuire il poco progresso in ogni ramo di civilizzazione e prosperità nazionale.

 E questo governo sedicente riparatore, fa egli meglio degli altri? Egli poteva farlo! Doveva farlo! Nemmen per sogno: coteste ardenti e buone popolazioni che con tanto entusiasmo avean salutato il giorno del risorgimento e dell’aggregazione alle sorelle italiane, sono oggi ….si! oggi ridotte a maledire coloro che con tanta gioja, un giorno, chiamaron liberatori!”

 “… il felice regno (delle due Sicilie). Felice! poteva chiamarsi, giacché con tutti i vizi, di cui era incancrenito, il suo governo occupavasi almeno che non morissero di fame i sudditi … Si sa quanto solerte era il governo borbonico per far mangiar

a buon mercato il pane ed i maccheroni … occupazione che disturba poco la digestione di coteste cime che governano l’Italia. Giù il cappello però, esse le cime hanno fatto l’Italia ed avranno fra giorni una statua in Campidoglio, non so di che roba”.

 Dichiarati persino affamatori del popolo i Regnanti, Garibaldi si sofferma sulla vicenda napoletana, sulle mene di Cavour e Vittorio Emanuele per appropriarsi della vittoria e piegarla al giogo sabaudo, nei modi e nei tempi da essi voluti.

FONTE italiainformazioni.it

 

Garibaldi ripudia i Savoia

 Il 24 settembre 1874, Garibaldi inviò al notaio Gaetano Cattaneo un corposo manoscritto accompagnato dalla seguente dichiarazione: “Il D.re Riboli vi rimetterà il manoscritto autografo dei Mille, ch’io lego ai miei bambini Manlio e Clelia, e che vi prego di tener depositato presso di voi sinchè dagli stessi reclamato, o da chi legalmente per loro”.

 Il manoscritto perviene nel 1933 all’archivio del Museo del Risorgimento per dono di Donna Clelia Garibaldi. La grafia è nitida e sicura, poche sono le correzioni e le note.

L’opera fu scritta dal Generale tra il 1870 ed il 1872, dopo la presa di Roma e dunque ad unificazione veramente compiuta, ed è da considerare la risposta politica di Garibaldi alle accese polemiche insorte attorno all’unità nazionale, a come essa venne conquistata ed al fallimento delle politiche sociali ed economiche dei Savoia, specialmente nel Mezzogiorno. La prima edizione del libro, finanziata con una sottoscrizione, vedrà la luce nel 1874.

 Si consideri inoltre che nel decennio trascorso si erano registrate diffuse proteste contro lo Stato italiano e rivolte sociali e politiche, represse con efferata violenza dall’esercito e che il brigantaggio, alimentato dal malcontento, era un capitolo ancora aperto, una spina nel fianco del Governo che tentava con ogni mezzo di sminuire il fenomeno dal punto di vista politico, cercando di gabellarlo come fatto esclusivamente criminale.

 Questo scritto di Garibaldi, segue le aspre polemiche collegate alle pubblicazioni del Diario militare dell’ammiraglio Persano e dell’Epistolario di Giuseppe La Farina che determinarono una violenta tempesta politica e sociale, nella quale i repubblicani e la stessa sinistra criticavano aspramente l’operato del Generale ed il modo in cui si ottenne l’unità. Ma il testo è certo anche l’esito della presa di coscienza del Generale della inadeguatezza della Dinastia, a fronte del fallimento, se non della omissione, di una adeguata politica socio economica.

 Il Generale era furioso e scrisse senza veli il suo pensiero, anche se cautela e prudenza gli consigliarono, per bocca di tanti amici, di esprimersi sotto le mentite spoglie del “Romanzo storico”. Invero nell’introduzione postuma Garibaldi afferma: ”E qui io devo una confessione al lettore: io scrissi bene o male sotto forma romantica una campagna ch’io potevo esibire puramente storica, e che spero, narrata nelle mie memorie senza involto romantico, essa potrà bene, alla storia servir di materiale.”

 Garibaldi con I Mille, volle chiarire la sua mutata posizione politica, determinata dal fatto che proprio nel momento in cui si era compiuta l’unità con la presa di Roma, la Dinastia si palesava impari al compito che la storia le aveva assegnato e forse neanche moralmente degna di questo.

Risultava conseguente un diffuso accanimento politico contro gli eventi che avevano portato alla creazione del Regno d’Italia e soprattutto contro l’impresa che ne era stata il cardine, ovvero l’invasione garibaldina e la conseguente caduta del Regno delle due Sicilie.

 Queste sono parole del generale:

“I Governi sono generalmente cattivi, perchè d’origine pessima e per lo più ladra; essi, con poche eccezioni, hanno le radici del loro albero genealogico nel letamajo della violenza e del delitto.

Al loro sorgere – tempi feudali – essi dopo d’aver cacciato l’aquila dal suo nido l’occupavano e da li piombavano sulle inermi popolazioni, rubando quanto a loro conveniva: messe, frutta, donne e sostanze d’ogni specie, per provvederne i loro covili che chiamavan castelli.

 A’ tempi nostri (1870) non meno feudali di quelli, più potenti i signori, più numerosi i birri e più servili e prostituiti i satelliti, benché i bravi si chiamino “Pubbliche sicurezze” e i Signori Re e Imperatori, credo si stia in peggiori condizioni, essendo gli ultimi più potenti dei primi e con una sequela di legali cortigiani, sempre pronti a sancire, colla maggioranza dei loro voti, ogni più turpe mercato delle genti o delle loro sostanze.

 Al governo della cosa pubblica poi, giacchè i padroni regnano o imperano e non governano, vi si collocano sempre coloro che ne son meno degni, od i più atti a governare, non volendo i despoti gente onesta a tali uffici, ma disonesti come loro, striscianti e corruttori parassiti, coll’abilità della volpe o del coccodrillo.

Ciò non succede soltanto nelle monarchie dispotiche, più o meno mascherate da liberali, ma spesso anche nelle Repubbliche, ove gl’intriganti s’innalzano sovente ai primi posti dello Stato, ingannando tutto il mondo con ipocrisie e dissimulazioni, mentre gli uomini virtuosi e capaci, perché modesti, rimangono confusi nella folla, a detrimento del bene pubblico.”

FONTE italiainformazioni.it

Garibaldi si pentì di aver consegnato il Regno delle Sicilie ai Savoia

In questi giorni in cui ricorre il 150° anniversario dell’invasione garibaldina della Sicilia, ritengo interessante, quale elemento di comune riflessione, riproporre un aspetto politico e umano della vicenda unitaria, non molto evidenziato da buona parte della storiografia, ovvero il palese pentimento di Garibaldi per aver consegnato il Regno delle due Sicilie alla Dinastia dei Savoia.

 Ritengo inoltre molto interessante ed opportuno, nonché equo, dare la parola al protagonista della vicenda ed ascoltare dalla sua voce, quale fu la sua opinione sull’opera che aveva portato a termine todo modo.

 Non sappiamo quale sia l’indice di sincerità di Garibaldi quando scrive dei fatti militari, poiché gli scritti del Generale sono spesso romanzati e reticenti, specialmente sui punti relativi agli aiuti internazionali ed alle questioni attinenti al ruolo della massoneria, e non solo.

 Ma nel caso in esame il pentimento di Garibaldi sembra sincero quanto inserito in un sistema strettamente logico, anche perché non ha nulla da guadagnare, al contrario assume con questi scritti una posizione invisa al Governo, al Parlamento ed alla Monarchia ed infine pericolosa.

 Non va infatti dimenticato che il Governo sardo, e poi quello italiano di Vittorio Emanuele, non furono mai teneri col Generale ed in una lettera a Napoleone III, del 19 ottobre 1867 (Il guerrigliero di Nizza aveva appena servito il Re nella terza guerra di indipendenza) così si esprimeva: “Garibaldi è stato arrestato due volte contro le nostre leggi e lo sarebbe stato una terza, senza la crisi ministeriale”.

 La critica alla Corona e l’autocritica che esamineremo sono esplicite ed a tratti ingenue, poiché risulta evidente che Garibaldi con queste dichiarazioni, si mette da solo sotto una pessima luce ed è cosciente di fare infine la figura dell’utile idiota, nelle mani di Cavour e Vittorio Emanuele, come da taluni venne indicato.

 Il pentimento è un sentimento positivo, specie quando è esito di piena coscienza delle conseguenze delle nostre azioni, ma questo di per se non è sufficiente a riabilitare chi avrebbe dovuto, almeno fin dal 1848, conoscere le idee politiche e soprattutto gli uomini al servizio dei quali si poneva.

 A chi conduce gli eserciti, a chi conquista i regni terreni concimandoli col sangue e poi li regala, non è perdonabile l’errore sul destinatario del dono.

Garibaldi sostanzialmente ripudia la sua stessa malfatta creatura ed il patrigno di questa, e paradossalmente diviene il principale critico degli effetti dell’unità italiana nel Mezzogiorno: comprende forse prima di ogni altro, che la questione meridionale è nata con la sua impresa realizzata in modo improvvido, intempestivo ed inadeguato.

Non sono stati sufficienti 150 anni per correggere i gravissimi errori politici di impostazione, dolosamente commessi nel 1860.

 Monarchia, Fascismo e Repubblica non hanno riparato quei danni ed oggi la questione meridionale è più grave che allora.

 FONTE italiainformazioni.it

E' Torino il comune più indebitato d'Italia

E' Torino il Comune capoluogo piu' indebitato d'Italia: il risultato emerge da un'analisi condotta dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha calcolato l'incidenza percentuale del debito sulle entrate correnti, dei 118 Comuni capoluogo di provincia presenti nel nostro Paese. Con l'analisi di questo primo parametro di riferimento, si e' cercato di capire quanto incidono le passivita', accumulate da un Comune, sul totale delle proprie entrate.
Al primo posto di questa speciale graduatoria troviamo Torino, con una percentuale di debito sulle entrate correnti pari a 252,2, seguono Carrara, con il 223,1%, Milano, con il 209,9%, Teramo, con il 192,1% e Fermo, con il 181,5%. Tra i piu' virtuosi, invece, scorgiamo l'Aquila (9,1%), ViboValentia (8,2%), Brescia (7%) e Caltanissetta (5,4%).
Il secondo indicatore preso in esame dagli artigiani mestrini e' stato quello piu' semplice da calcolare: il debito pro-capite. Anche in questo caso, e' sempre il Comune di Torino a svettare nella classifica nazionale: su ogni torinese grava un debito di 3.419 euro.
Al secondo posto troviamo Milano, con un debito pro-capite di 2.967 euro e al terzo posto Siena, con 2.515 euro. Tra i meno virtuosi anche Carrara (2.375 euro pro capite), Genova (2.207 euro) e Catania (2.167 euro). I piu' fortunati, invece, sono ancora una volta i bresciani (con un debito di soli 92 euro pro-capite), gli aquilani (84 euro), i residenti di Vibo Valentia (68 euro) ed, infine, i nisseni (42 euro).
''Con questa analisi - esordisce il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - non vogliamo dare nessun giudizio di merito sull'operato dei Sindaci. Nel caso di Torino, ad esempio, sarebbe veramente ingiusto criticare Sergio Chiamparino visto che buona parte del debito che grava sull'Amministrazione comunale, e' riconducibile al costo delle grandi opere che si sono rese necessarie per realizzare le Olimpiadi invernali tenutesi in citta' nel 2006''.
Quello che emerge dall'analisi e' che ''negli ultimi 15 anni - conclude Bortolussi - ai Comuni sono stati progressivamente tagliati i trasferimenti dallo Stato centrale che, solo in parte, sono stati compensati dalle compartecipazioni ai tributi erariali. Nel frattempo, pero', sono aumentate le funzioni e le competenze in capo ai Sindaci, con il risultato che questi ultimi hanno dovuto, per mantenere la qualita' e la quantita' di questi servizi offerti ai cittadini, od indebitarsi od aumentare le tasse e le tariffe locali''.
'Ora, con il federalismo municipale, questo circolo vizioso va interrotto. Altrimenti, c'e' il rischio - almeno nella prima fase di applicazione che consentira' lo sblocco delle addizionali comunali Irpef, l'applicazione della tassa di soggiorno o delle tasse di scopo - che i Sindaci diventino dei nuovi gabellieri per conto dello Stato centrale. Insomma - concude - bisogna scongiurare l'ipotesi che una cattiva riforma costringa i cittadini a pagare piu' tasse''.

Fonte AdnKronos.com

Benevento, ultimato l’autodromo,che sarà gestito da tre donne

BENEVENTO - Si parla della nuova Lamborghini ma, potrebbe essere anche qualche ultimo modello di Porsche, ad essere l'insolita madrina per l'apertura dell'autodromo «Gianni De Luca» alla contrada Padula, un territorio a ridosso e tra i campi di Bonea ed Airola. Una mega struttura unica , sembra non solo in Campania ma in tutto il centro sud, quella che Gianni De Luca, il pilota casertano e campione delle gare in Porsche, ha realizzato nel Sannio. Dieci ettari di terreno che, tra asfalto e sabbia, vedranno gareggiare auto e moto.

La realizzazione di questo circuito, la cui apertura è attesa da tempo dai piloti campani, è cominciata nel 2006 pur se l'iter burocratico è stato avviato dieci anni prima. Dopo anni di attesa burocratica e poi di avvio dei lavori l'imminente apertura, al di là delle gare che verranno disputate, per De Luca e per le sue tre figlie, Silvana, Anna e Giusy già è un primo successo raggiunto. La passione per le auto e per le corse, prima quelle in moto e poi quelle in auto, è infatti stata trasmessa dal papà Gianni alle figlie. Ironia della sorte tutte donne ma con grande carisma.


Giusy, Anna e Silvana, già ufficiali di gara, sono infatti le prime ad essere in pista, e anche quelle che non hanno disdegnato di affiancare chi ha scaricato la ghiaia a bordo pista. A trasmettere la passione fin da piccoline per le auto e le moto alle tre ragazze è stato naturalmente, il papà Gianni che, oggi affiancano nella gestione ed organizzazione dell'autodromo. Kart e minimoto hanno sostituito i giochi delle allora bambine. Giochi che Giusy, quella che sembra l'ombra di papà Gianni, e le sorelle non rimpiangono. Anzi, ad ascoltarle, le corse di auto e moto fanno parte del loro Dna.

All'autodromo di contrada Padula c'è grande attesa anche tra i piloti per l'apertura. Infatti, oltre alle gare, chi guida auto e moto da corsa potrà anche allenarsi. «Attendiamo con ansia - ha detto Antonio Masucci che monta una Aprilia RSV4 Factory 1000c.c. - l'apertura di questo autodromo in quanto avendolo visto ed in parte per quanto possibile, sperimentato, lo reputiamo uno dei migliori. È un circuito dove si può girare con tranquillità e massima sicurezza. I piloti campani oggi sono costretti per allenarsi a fare centinaia di chilometri per raggiungere l'autodromo di Vallelunga. L'autodromo che aprirà De Luca per noi è perciò un vero sollievo sotto tutti gli aspetti».
Di poche parole il patron dell'autodromo che invece di rilasciare dichiarazioni preferisce farsi vedere ancora in pista con la sua auto da corsa gialla, in attesa di sedersi nuovamente nella sua Porsche e gareggiare con i giovani piloti.

Ma se gli ufficiali di gara saranno le sue figlie forse Gianni, il mito casertano con le sue 69 vittorie su 118 gare in diversi campionati nazionali dovrà stare ben attento. «Realizzare questo autodromo è stato - dice De Luca - il mio sogno. Un sogno diventato coraggiosa e non facile realtà dopo aver corso prima in moto e poi in auto». La sua carriera De Luca l'ha infati iniziata in moto poi è passato alle gare in salita in Porsche. La realizzazione di un autodromo per l'ex campione è ormai un sogno diventato realtà.

FONTE ilmattino.it

giovedì 27 ottobre 2011

The Challenge of “Terroni” in English

L.A. (October 25, 2011)

A meeting with the young translator of "Terroni" authored by Pino Aprile. A book that is hard to convey in English, so we asked her how she approached this challenge.

Talking about a book starting from its translation? Yes we can, especially in the case of “Terroni” by Pino Aprile, a huge editorial event back in Italy. For a while now, the essay, a reconstruction of the wrongs suffered in southern Italy, can be found in American bookstores, edited by Bordighera Press and translated thanks to the ILICA foundation.

We have met with Ilaria Marra Rosiglioni the author of its “not-so-easy” English translation. This young Italian American lives both in the United States and in Italy and works as a translator for the ILICA foundation.


I can say that I am an Italian-American 100%! I have studied in the United States and I have an American state of mind. However, I have always wanted to go back to Italy, after all I graduated in Italian language and culture and art history. In Rome I feel content and happy just taking a walk or riding the bus day after day.

What did you think when they asked you to translate “Terroni?”

When I read the back cover and the book’s description I was immediately intrigued. Just like many others before me, I had asked myself questions about the South, especially after having seen Naples and Palermo. As I have roots in southern Italy, I am Neapolitan on one side and Apulian on the other, I felt that I was owed some answers.






Ilaria Marra with his father
and her husband
What were the difficulties in translating it?



The book had a peculiarly sarcastic tone. Trying to capture this was a real bet. Translating words is much easier than translating an emotion. 



Translating is not always enough, sometimes you have to rewrite to explain...

Way too often when I watch an American TV show with Italian subtitles I ask myself “Who translated that sentence? They have totally missed the meaning of what was said!”
Indeed that is the hardest challenge: I have to read and read over once again to be sure I have understood what has been said. Then I have to write in a way that the reader can understand: this is where a “mother tongue” has a significant advantage. You need to convey the original concept but also mold it in order to be more understandable and closer to the reader. The translator builds a connection between the author and the reader: a real bridge.

You have Italian and American friends in the USA. Did you ask them to read the book? How do you think they will react?

The book is now being released in the United States. I definitely recommend it to everybody who has roots in the South. I hope it will become a reason to find out more...

Which one is the book/writer you would really like to translate?

As far as books are concerned, I have no preference: each author has something to teach me and I welcome every challenge. Maybe I would enjoy translating for a TV show or a movie: there are some crazy gaps that need to be filled. I think I could help out!

Will ILICA take care of this in the near future?


ILICA’s mission is to spread Italian language and culture. Translating is indeed important and we have to do it looking at the future.

FONTE i-italy.org

La 7 finalmente si decide a modificare la titolazione del sondaggio

FINALMENTE ....IERI HANNO CHIAMATO GRANDE SUD GLI ASCARI SPECIFICANDO I PARTITI CHE NE FANNO PARTE...DI PARTITO DEL SUD NON NE PARLANO PIU'..

dopo reiterate e mail e scritti di protesta da parte nostra alla redazione di La 7, si sono decisi a modificare la titolazione del sondaggio politico dove, impropriamente, chiamavano Partito del Sud la coalizione Grande Sud - costituita dall'accordo tra le formazioni di Miccichè, Poli Bortone e Scotti - che notoriamente e vergognosamente è schierata a supporto di questo governo antimeridionale alleato della Lega Nord!

I nostri sforzi e la proprietà registrata del nome Partito del Sud, faticosamente e soddisfacentemente posizionato a supporto di Luigi de Magistris e delle forze politiche progressiste meridionaliste o comunque vicine alla parte pulita e propositiva del nuovo meridionalismo, vincono un'altra battaglia per la chiarezza e la propositività politica del Sud identitario.

Andrea Balìa - Partito del Sud

SONDAGGIO EMG PER LA7, CONTINUA IL CALO DEI CONSENSI NEL CDX. CRESCE IL TERZO POLO (12,7%)

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Secondo l'ultimo sondaggio di Emg commissionato dal telegiornale di La7 continua il calo dei consensi nel centrodestra dove il Pdl questa settimana perde lo 0,8% attestandosi al 26,2%, stabile invece il dato della Lega Nord che si conferma al 9% e quello di Grande Sud che rimane invariato allo 0.7%. Piccolo incremento di consensi solo per La Destra di Storace che guadagna uno 0,1% attestandosi all'1,5%, per un totale complessivo del centrodestra del 37,4%.
Guadagna invece il Terzo Polo che beneficia dello spostamento dei voti dal centrodestra: il partito pi forte continua ad essere l'Udc con il 6,9% (+0,5%), segue Fli con il 4,1% e l'Api con l'1%. Con lo 0,7% del Movimento per le Autonomie il Terzo Polo raggiunge il 12,7% con un aumento dei consensi rispetto alla scorsa settimana dello 0,7%.
Nel centrosinistra il Pd aumenta dello 0,7% raggiungendo il 26,8% di consensi mentre Idv si attesta sul 6,7 con un + 0,4% rispetto alla scorsa settimana. Sel sconta l'impatto negativo degli scontri a Roma e perde lo 0,7% scendendo all'8,6%. Rimane invece invariato il dato dei Radicali che 0,4%, stessa percentuale dei Verdi che pero' perdono lo 0,1%, aumenta, invece dello 0,1% il gradimento del Psi che raggiungono l'1,2%. In totale il centrosinistra se si andasse a votare domani prenderebbe il 44,1% dei voti.
Ma il partito pi numeroso rimane sempre quello degli astenuti che sono il 28,6% degli italiani, alta anche la percentuale degli indecisi ad oggi il 17,4%.

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  FONTE clandestinoweb.com

dalla lettera di san silvio apostolo ai banchisti

AGGREDIRE DUALISMO NORD-SUD
«Nei prossimi 4 mesi è prioritario aggredire con decisione il dualismo Nord-Sud che storicamente caratterizza e penalizza l'economia italiana. Tale divario si estrinseca in un livello del Pil del Centro-Nord Italia che eguaglia il livello delle migliori realtà europee, e quello del Mezzogiorno, che è collocato in fondo alla graduatoria europea». È quanto si legge nella lettera inviata dal Governo italiano a Bruxelles. A riguardo, l'esecutivo «è intenzionato a utilizzare pienamente i fondi strutturali, impegnandosi in una loro revisione globale, inclusi quelli per lo sviluppo delle infrastrutture, allo scopo di migliorarne l'utilizzo e ridefinirne le priorità in stretta collaborazione con la Commissione Europea. Tale revisione consentirà un'accelerazione, una riconsiderazione delle priorità dell'uso dei Fondi e una regia rafforzata, dove l'Italia è disposta a chiedere un sostegno tecnico alla commissione europea per la realizzazione di questo ambizioso obiettivo. Il programma straordinario per lo sviluppo del Mezzogiorno è definito in maniera evocativa »Eurosud« e nasce dalla convinzione che la crescita del Sud è la crescita dell'Italia intera».

Testo della lettera d'intenti per affrontare la crisi inviata dal governo italiano all'Unione europea.

L'ITALIA HA SEMPRE ONORATO GLI IMPEGNI
«L'Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo. Quest'estate il Parlamento italiano ha approvato manovre di stabilizzazione finanziaria con un effetto correttivo sui saldi di bilancio al 2014 pari a 60 miliardi di euro. Sono state così create le condizioni per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, con un anno di anticipo rispetto a quanto richiesto dalle istituzioni europee. Dal 2012, grazie all'aumentato avanzo primario, il nostro debito scenderà. Tuttavia, siamo consapevoli della necessità di presentare un piano di riforme globale e coerente. La situazione italiana va letta tenendo in debita considerazione gli equilibri più generali che coinvolgono l'intera area europea. Mesi di tensioni sui mercati finanziari e di aggressioni speculative contro i debiti sovrani sono, infatti, il segnale inequivocabile di una debolezza degli assetti istituzionali dell'area euro. Per quel che riguarda l'Italia, consapevoli di avere un debito pubblico troppo alto e una crescita troppo contenuta, abbiamo seguito sin dall'inizio della crisi una politica attenta e rigorosa».

«Dal 2008 ad oggi il nostro debito pubblico è cresciuto, in rapporto al Pil, meno di quello di altri importanti paesi europei. Inoltre, la disciplina da noi adottata ha portato a un bilancio primario in attivo. Situazione non comune ad altri Paesi. Se problemi antichi, come quello del nostro debito pubblico, danno luogo oggi a ulteriori e gravi pericoli, ciò è soprattutto il segno che la causa va cercata non nella loro sola esistenza, ma nel nuovo contesto nel quale ci si è trovati a governarli».

IL GOVERNO ITALIANO HA RISANATO I CONTI

«Il Governo italiano ha risanato i conti pubblici e conseguirà l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Il debito pubblico in rapporto al PIL è stato ricondotto su un sentiero di progressiva riduzione. Nel 2014 avremo un avanzo di bilancio (corretto per il ciclo) pari allo 0,5% del PIL, un avanzo primario pari al 5,7% del PIL e un debito pubblico al 112,6% del PIL. Per realizzare questo obiettivo sono state approvate durante l'estate in tempi record due importanti manovre di finanza pubblica che comporteranno una correzione del deficit tendenziale nel quadriennio 2011-2014 pari rispettivamente a 0,2%, 1,7%, 3,3% e 3,5% del PIL. Nel 2011 si prevede un avanzo primario consistente pari allo 0,9% del PIL. Nonostante l'aumento delle spese per il servizio del debito, questo consentirà la riduzione del rapporto debito/PIL già nel 2012. I dati relativi ai primi otto mesi dell'anno in corso sono coerenti con questi obiettivi. È doveroso segnalare che la nuova serie dei conti nazionali indica che nel 2010 il Pil italiano è cresciuto dell'1,5% e non dell'1,3% e, nei due anni della crisi, il Pil si è ridotto meno di quanto prima stimato (-1,2% invece di -1,3% nel 2008 e -5,1% invece di -5,2% nel 2009). Come conseguenza della revisione contabile operata da Eurostat il rapporto deficit/Pil, che è stato confermato a 4,6% per il 2010, è praticamente allineato a quello della Germania, rivisto dal 3,3% al 4,3%. Si noti, inoltre, che l'Eurostat ha rettificato al rialzo anche i rapporti deficit/Pil della Francia (dal 7% al 7,1%), della Spagna (dal 9,2% al 9,3%), della Grecia (dal 10,5% al 10,6%) e del Portogallo (dal 9,1% al 9,8%). In conclusione, nel 2010 l'Italia aveva, insieme alla Germania, il comportamento largamente più virtuoso in termini di indebitamento netto in rapporto al Pil.

«Siamo ora impegnati nel creare le condizioni strutturali favorevoli alla crescita. Il Governo ritiene necessario intervenire sulla composizione del bilancio pubblico per renderla più favorevole alla crescita. Con questo obiettivo il Governo intende operare su quattro direttrici nei prossimi 8 mesi: - Entro 2 mesi, la rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all'attività economica, così da consentire, in particolare nei servizi, livelli produttivi maggiori e costi e prezzi inferiori; - Entro 4 mesi, la definizione di un contesto istituzionale, amministrativo e regolatorio che favorisca il dinamismo delle imprese; - Entro 6 mesi, l'adozione di misure che favoriscano l'accumulazione di capitale fisico e di capitale umano e ne accrescano l'efficacia; - Entro 8 mesi, il completamento delle riforme del mercato del lavoro, per superarne il dualismo e favorire una maggiore partecipazione».

ZONE A BUROCRAZIA ZERO
«Il Governo incentiva la costituzione di 'zone a burocrazia zero' in tutto il territorio nazionale in via sperimentale per tutto il 2013, anche attraverso la creazione dell'Ufficio Locale dei Governi quale autorità unica amministrativa che coinvolgerà i livelli locali di governo in passato esclusi». Lo annuncia la lettera che il governo presenterà questa sera a Bruxelles. Il Governo mira tra l'altro a semplificare la costituzione del bilancio delle S.r.l..

DOCENTI, PIU' IMPEGNO DIDATTICO E PIU' STIPENDIO
Promozione e valorizzazione del capitale umano. L'accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l'anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell'arco d'un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento. Si amplieranno autonomia e competizione tra Università. Si accrescerà la quota di finanziamento legata alle valutazioni avviate dall'ANVUR e si accresceranno i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione, con l'obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d'onore. Da ultimo, tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria saranno approvati entro il 31 dicembre 2011.

LAVORO, RIFORMA DELLA LEGISLAZIONE:
LICENZIAMENTI PIU' FACILI

Efficientamento del mercato del lavoro È prevista l'approvazione di misure addizionali concernenti il mercato del lavoro. 1. In particolare, il Governo si impegna ad approvare entro il 2011 interventi rivolti a favorire l'occupazione giovanile e femminile attraverso la promozione: a. di contratti di apprendistato contrastando le forme improprie di lavoro dei giovani; b. di rapporti di lavoro a tempo parziale e di contratti di inserimento delle donne nel mercato del lavoro; c. del credito di imposta in favore delle imprese che assumono nelle aree più svantaggiate. 2. Entro maggio 2012 l'esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro a. funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell'impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato; b. più stringenti condizioni nell'uso dei «contratti para-subordinati» dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavoratori formalmente qualificati come indipendenti ma sostanzialmente impiegati in una posizione di lavoro subordinato. c. Apertura dei mercati in chiave concorrenziale Entro il 1° marzo 2012 saranno rafforzati gli strumenti di intervento dell'Autorità per la Concorrenza per prevenire le incoerenze tra promozione della concorrenza e disposizioni di livello regionale o locale. Verrà generalizzata, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali in accordo con gli enti territoriali.

CARBURANTI E ASSICURAZIONI
«Le principali disposizioni contenute nella bozza di disegno di legge sulla concorrenza riguardano i settori della distribuzione dei carburanti e dell'assicurazione obbligatoria sui veicoli. Le misure relative al mercato assicurativo sono state definite all'interno di una proposta di legge di iniziativa parlamentare, che è già stata approvata dalla camera dei deputati ed è attualmente all'esame del senato. Le misure concernenti i mercati della distribuzione carburanti sono state integralmente inserite nel Decreto Legge n.98/2011 e pertanto sono già in vigore. Si è preferito adottare uno strumento legislativo quale il decreto che garantisce l'immediata efficacia degli interventi. nel medesimo decreto legge sono state inserite anche altre disposizioni di apertura dei mercati e liberalizzazioni, tra cui si ricorda in particolare la liberalizzazione in via sperimentale degli orari dei negozi. Nel frattempo, fra i primi in Europa, l'Italia ha aperto alla concorrenza il mercato della distribuzione del gas: sono stati adottati e saranno a breve pubblicati nella gazzetta ufficiale i regolamenti che disciplinano le gare per l'affidamento della distribuzione del gas in ambiti territoriali più ampi dei comuni.

LIBERALIZZAZIONI DI ORDINI E SERVIZI PUBBLICI
Già con il Decreto Legge n.138/2011 sono state adottate incisive misure finalizzate alla liberalizzazione delle attività d'impresa e degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali. In particolare già si prevede che le tariffe costituiscano soltanto un riferimento per la pattuizione del compenso spettante al professionista, derogabile su accordo fra le parti. Il provvedimento sullo sviluppo conterrà recherà altre misure per rafforzare l'apertura degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali. Sempre in materia di ordini professionali, nella manovra di agosto, in tema di accesso alle professioni regolamentate, è stato previsto che gli ordinamenti professionali debbano garantire che l'esercizio dell'attività risponda senza eccezioni ai principi di libera concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il territorio nazionale, alla differenziazione e pluralità di offerta che garantisca l'effettiva possibilità di scelta degli utenti nell'ambito della più ampia informazione relativamente ai servizi offerti. Inoltre, già in sede di conversione della manovra di luglio (DL n. 98/2011) è stato previsto che il Governo, sentita l'Alta Commissione per la Formulazione di Proposte in materia di Liberalizzazione dei Servizi, elaborerà proposte per la liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche da presentare alle categorie interessate. Dopo 8 mesi dalla conversione del decreto legge, tali servizi si intenderanno liberalizzati, salvo quanto espressamente regolato».

UOMINI E DONNE IN PENSIONE A 67 ANNI
Uomini e donne in pensione a 67 anni nel 2026. Lo si legge nella lettera presentata dall'Italia a Bruxelles: «Nell'attuale legislatura la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali choc negativi. Grazie al meccanismo di aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010 (art. 12 commi 12-bis e 12-ter, DL 78/2010, come modificato con art. 18 comma 4, DL 98/2011), il Governo italiano prevede che il requisito anagrafico per il pensionamento sarà pari ad almeno 67 anni per uomini e donne nel 2026. Sono già stati rivisti i requisiti necessari per l'accesso al pensionamento di anzianità. Tali requisiti aumenteranno gradualmente fino ad arrivare a regime a partire dal 2013. Questi requisiti sono in ogni caso agganciati in aumento all'evoluzione della speranza di vita».

AGGREDIRE DUALISMO NORD-SUD
«Nei prossimi 4 mesi è prioritario aggredire con decisione il dualismo Nord-Sud che storicamente caratterizza e penalizza l'economia italiana. Tale divario si estrinseca in un livello del Pil del Centro-Nord Italia che eguaglia il livello delle migliori realtà europee, e quello del Mezzogiorno, che è collocato in fondo alla graduatoria europea». È quanto si legge nella lettera inviata dal Governo italiano a Bruxelles. A riguardo, l'esecutivo «è intenzionato a utilizzare pienamente i fondi strutturali, impegnandosi in una loro revisione globale, inclusi quelli per lo sviluppo delle infrastrutture, allo scopo di migliorarne l'utilizzo e ridefinirne le priorità in stretta collaborazione con la Commissione Europea. Tale revisione consentirà un'accelerazione, una riconsiderazione delle priorità dell'uso dei Fondi e una regia rafforzata, dove l'Italia è disposta a chiedere un sostegno tecnico alla commissione europea per la realizzazione di questo ambizioso obiettivo. Il programma straordinario per lo sviluppo del Mezzogiorno è definito in maniera evocativa »Eurosud« e nasce dalla convinzione che la crescita del Sud è la crescita dell'Italia intera».

DELEGA FISCALE, PROVVEDIMENTI ENTRO 2012
«Il provvedimento di iniziativa governativa è già all'esame del Parlamento e sarà approvato, entro il 31 gennaio 2012, quindi con tempi compatibili all'emanazione dei provvedimenti delegati entro il 2012», si legge nella parte dedicata alla delega fiscale.

ABOLIZIONE PROVINCE, TRASFERIMENTO PERSONALE
Contestualmente all'entrata in vigore della legge costituzionale recante l'abolizione e la razionalizzazione delle province è prevista l'approvazione di una normativa transitoria per il trasferimento del relativo personale nei ruoli delle regioni e dei comuni.

SNELLIRE LA GIUSTIZIA
Efficientamento e snellimento dell'amministrazione della giustizia Proseguendo sulla linea delle misure definite in estate, verranno rafforzati il contrasto della litigiosità e la prevenzione del contenzioso (anche attraverso la costituzione presso il Ministero della Giustizia di un gruppo tecnico che individui situazioni a forte incidenza di litigiosità e proponga specifici interventi di contrasto). Entro il 30 aprile 2012 verrà completato il progetto in corso presso il Ministero della Giustizia per la creazione di una banca dati centralizzata per le statistiche civili e per quelle fallimentari. Verranno rafforzati i meccanismi incentivanti per gli uffici virtuosi di cui alla Legge n. 111 del 2011. L'obiettivo è quello della riduzione della durata delle controversie civili di almeno il 20 per cento in 3 anni.

INFRASTRUTTURE ED EDILIZIA
Accelerazione della realizzazione delle infrastrutture ed edilizia Oltre alla realizzazione degli investimenti già concordati con le società concessionarie, il Governo solleciterà una maggiore partecipazione degli investitori privati, definendo entro il 31 dicembre 2011 standard contrattuali tipo che facilitino il ricorso al project financing, con una più chiara ed efficiente allocazione dei rischi tra le parti e accrescendo le certezze sulla redditività dell'opera e la prevenzione di comportamenti di tipo monopolistico nella determinazione dei pedaggi. Verrà rafforzata la qualità della programmazione finanziaria pubblica, definendo obiettivi pluriennali di spesa e concentrando le risorse su progetti considerati strategici. Il Governo è impegnato nella definizione nelle prossime 10 settimane di alcune opere immediatamente cantierabili, su proposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che potranno beneficiare, a titolo di contributo al finanziamento, della defiscalizzazione (IRAP, IRES) a vantaggio dei concessionari dell'opera stessa. Inoltre sono previste una serie di semplificazioni e velocizzazioni nelle procedure di approvazione dei progetti da parte del CIPE e la suddivisione degli appalti in lotti funzionali per garantire alle PMI un accesso facilitato. Si prevede lo sblocco degli investimenti privati grazie alla semplificazione delle procedure relative ai contratti di programma dei maggiori aeroporti italiani. Infine, sono previste norme mirate all'ottimizzazione delle gestioni negli impianti portuali e di semplificazione in materia di trasporto eccezionale su gomma.

SE SERVONO, ALTRE MANOVRE CORRETTIVE
Il Governo, in tema di conti pubblici, è pronto a «definire le ulteriori misure correttive eventualmente necessarie. Il Governo monitorerà costantemente l'andamento dei conti pubblici. Qualora il deterioramento del ciclo economico dovesse portare a un peggioramento nei saldi il Governo interverrà prontamente. L'utilizzo del Fondo per esigenze indifferibili sarà vincolato all'accertamento, nel giugno del 2012, di andamenti dei conti pubblici coerenti con l'obiettivo per l'indebitamento netto del prossimo anno».


PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE DAL 2012
«Il disegno di legge di riforma della costituzione in materia di pareggio di bilancio è già all'esame della camera dei deputati. L'obiettivo è quello di una sua definitiva approvazione entro la metà del 2012. Con le modifiche introdotte con la legge n.39/2011 alla »legge di contabilità e finanza pubblica (l. 196/2009) è stata rivista la normativa relativa alle coperture finanziarie delle leggi a vantaggio del rafforzamento della relativa disciplina fiscale. In particolare - è scritto nella lettera - per la copertura degli oneri correnti della legge di stabilità è stata circoscritta la possibilità di utilizzare il miglioramento del risparmio pubblico, escludendo la possibilità di finanziare con tali risorse nuove o maggiori spese correnti.

CONSEGNEREMO A GIOVANI EUROPA PIÙ FORTE
«Siamo sicuri che, con l'impegno di tutti, scaturito dalla consapevolezza che ci troviamo a fronteggiare problemi che riguardano l'intera Unione e la tenuta stessa della moneta comune, dunque problemi non circoscrivibili a questa o quella debolezza o forza nazionali, consegneremo ai giovani un'Europa più forte e più coesa». Termina così la lettera inviata dal Governo italiano a Bruxelles.